Storia di Milano di Pietro Verri

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      CAPO V1GES1MOSESTO ÒQyal Duca per ritrovarsi molto esausto il di lui erario, attesa la di fresco sborsata somma convenuta con Cesare, fu lo Sforza necessitato d'imporre nuovi aggravj a' suoi diletti sudditi, già di troppo angariati all'eccesso, per quel che abbiamo detto poc' anzi. Burigozzo ne attesta che il giorno 20 giugno s9 imposero alla macina soldi 5o per moggio , e soldi 32 per ogni brenta di vino> e ciò oltre il solito tributo, per lo che un moggio di grano per essere macinato pagava lire cinque, e questa granosissima gabella imposta dal Duca aveva per oggetto la guerra contro Gian-Giacomo Medici che s9 era usurpato il dominio di Musso e di Lecco (1). Questa nuova pesantissima imposizione eccitò una turbolenza tale nella plebe di Cremona, cosicché impugnatesi le armi furon uccisi molti di quelli che presedevano al governo della città. Fu ventura che accorsero a tempo in sussidio del castellano Paolo Lonato alcune truppe spedite da Milano, le quali sedarono il tumulto, e col supplizio di cinque dei più sediziosi l'ammutinamento ebbe fine appena cominciato. Ma non così presto cedette il Medici alle sue usurpazioni, mentre potè i53* resistere valorosamente per più mesi alle armi della Rezia e dell'Elvezia speditegli contro dallo Sforza, e comandate da Lodovico Vistarino e da Alessandro Gonzaga; finche tolti di vita Gabriele fratello di Gian-Giacomo, e Luigi Borserio, condottieri principali di questi sollevati, fu costretto il Medici a trattati di pace, ricevendo in compenso dal Duca una somma di denaro e la impunità totale a' suoi delitti; sicché nel mese di marzo del i53a cedute le fortezze da esso lui occupate dapprima, si ritirò nel Vercellese. Il ca-
      (1) Lib. IV, fogl. 70 e 74


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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1835 pagine 503

   

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