Storia di Milano di Pietro Verri
capo vigesimottàvo 383
seguendo il genio degli umanisti del secolo xvi, del proprio nome, e su qualche punto di ortodossia. Hassi alle stampe la elegantissima orazione, ovvero apologia latina eh' ei recitò innanzi al senato di Milano a suo discarico (i). L'altra perdita che rattristò i Milanesi, seguì il giorno 6 di aprile nella persona di Giovanni Angelo Àrcim-boldi, arcivescovo di Milano, dopo cinque anni e due mesi di pontificato: prelato da tutti compianto, e riconosciuto degno di più lunga vita. Eransi in quel torno impadroniti i Francesi di molte piazze del Piemonte, e segnatamente di Casalmonferrato, coli'aver battuto in campo il Figueroa vicegovernatore di Milano, ed apertosi in tal guisa il varco alla confinante Lombardia. Il perchè da Napoli sen venne al governo dello Stato di Milano, senza lasciar quello delle due Sicilie, Ferdinando di Toledo duca d'Alva. Questi accorse sollecitamente ad opporsi ai progressi de' Francesi; ma con esito infelice, tuttoché rinforzato dalla Spagna e dalla Germania di numerose truppe. Vuoisi dai politici che ne fossero la cagione le doppie istruzioni che abbisognavano per le azioni militari; atteso che Carlo V nella rinuncia degli Stati fatta a Filippo 11 suo figlio erasi riservata l'autorità di amministrare'col figlio la pendente guerra: e ognun sa che la felicità dei successi bellici per lo più consiste nella spedita esecuzione dei rilievi opportuni.
Questi disordini e perdite posero in necessità i Cesarei, nonché i Milanesi di chiedere 1'ajuto dell' accorto e formidabile guer riero Gian-Giacomo de Medici marchese di Marignano. Sen venne egli
(i) De mutationc nominis Oratio, ec., corani Scnatu habita. Mediai. 1541 et 15^57, in
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (395/516)
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