Storia di Milano di Pietro Verri

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      ama accio ogniDELLE COSE
      Religione. Sua forza, suo abuso, 535.
      Repubblica di Milano. Suo
      {)nncipio dal! a morte di Fi-ippo Maria ultimo duca Visconti. Primo proclama de' capitani e difensori della libertà di Milano. Lasciano a' magistrati la solita autorità, 5. Loro editti replicati, t\. Nominati per sorpresa e non per libera scelta quattro principali fautori di tal governo vacillante, a cui le città della Lombardia ricusano di assoggettarsi, eccetto Alessandria e Novara, 5. Disordini cagionati da questa immatura Repubblica, 5, 6- Teme i Veneziani, ed elegge Francesco Sforza in comandanteeer opporsi ad essi, 7. Pub-lica un proci? persona atta a portar armi si presenti al suddetto, ivi. Fa abbruciare i catastri della distribuzione de3 carichi per rallegrare il popolo, ivi. In estremo bisogno tassa i citta-di ni con un forzoso imprestito , e forma nuovi e più rigorosi catastri, 8. Suo stato incerto. Decreta irremissibilmente la pena del fuoco ai pederasti, g. Costretta a confidar nelle mani del conte Francesco Sforza il poter militare, ivi. Gli oligarchi milanesi per timore dello Sforza tentano una confederazione coi Veneziani, ig. \ieue questa impedita dalla plebe e da' partitanti dello Sforza, ivi. Divisa in partiti , 21, Spedisce al conte Sforza alcuni primarj cittadini per giustificarsi , salva sempre la Repubblica , a3
      notabili 4?7
      quali senza velo rispondo esponendo le ragioni sue per quello Stato , 22 , 23. Sceglie per suo comandante ilmarchese Carlo Gonzaga, 24. Trama dei congiurati di a-prire le porte della città allo Sforza, 26. Scoperti e decapitati, ivi e 27. Depressi per tal mezzo i nobili, la plebe assume il comando della Repubblica. Due di essi si appropriano la facoltà dittatoria, e furono Giovanni da Ossona e Giovanni da Appiano. Disordini, saccheggi, rubamenli ed oppressioni ai nobili e ricchi col pretesto di contribuzione a salvamento della Repubblica, ivi. Si promulga la pena di morte contra chi nomina Francesco Sforza, se non per dispregio. Tre Milanesi si pongono alla testa della città, mettono in carcere l'Ossona e rAppiano; la plebaglia li libera, uno de triumviri è scannato, gli altri si salvano colla fuga, e Milano è teatro di sciagure, ivi e 28. Ricusa di arrendersi al conte Francesco, ivi. Tentano di conciliare la Repubblica Veneta colla loro nascente, 29. Arrigo Panigarola cittadino milanese ed il nobile Marcello inducono il senato veneto a darsi al partito della Repubblica. "Sorpresi i Veneziani dal timore di perdere le loro città sottraggono i convenuti sussidj al Conte, e gli fan noto aver accettata la paee co7 Milanesi. Condizioni di questa pace, 29. 5o. Disordini nati nella Repubblica per la carestia. Magistrati
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1835 pagine 503

   

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