Cronica Giornaliera delle Province Napoletane di C. De Sterlich
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cronaca napoletanasi che quando veniva In soccorso dei bisognosi o traeva dalle angustie coloro cui egli o la sua protezione erano necessari.
In una delle ultime elezioni politiche i cittadini di Maddaloni gli offrirono la loro deputazione al Parlamento, ma ricusò di accettarla sentendosi troppo innanzi negli anni : non per avversione al principio politico che balzava testé dal trono la dinastia cui era caldamente affezionato. Si farebbe onta alla vastità del suo Ingegno e della sua dottrina nel supporre solo per un istante che un tanto uomo non amasse la grandezza della patria o la tenesse da meno dei suoi privati affetti. E che non sia cosi, basta vederlo non abbandonare il suo posto fino al 1861: basta vedere la stima in cui lo ebbe il novello governo che mai non lo molestò dappoi come fece con altri: basta la lettera che inviava a Francesco Borbone per felicitarlo nel giorno del suo nome, della quale non si volle tenere nessun conto nel processo cui soggiacque la principessa Barberini, benché rinvenuta fra le carte di lei. Tanta era la virtù del Roberti che tutti e di qualunque parte politica lo ebbero sempre in altissimo pregio: del che dette non ulti ma pruova il comm. Vacca recandosi in casa di lui a bella posta per invitarlo a udire il suo discorso d'inaugurazione in questo nuovo anno giudiziario. E il Roberti, all'apparire perciò nella corte di cassazione, fu segno alla riverenza di tutti i consiglieri che lo vollero assiso tra essi, e dell'intero pubblico, che accorso nella sala per la stessa ricorrenza, vedendolo colà, credette e n'ebbe gioia, che il governo avesse dato a quell'alto consesso l'onore di chiamarlo a farne parte.
L'accademia pontaniana e l'ercolanese lo ebbero tra i loro soci: e l'ordine costantiniano tra i suoi cavalieri.
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