Storia di Roma di Ettore Pais

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      PREFAZIONE.
      XVetà, in cui, sebbene già si parlasse della decadenza romana, poteva ancor sentirsi fiero della grandezza della patria, allorché raccontava le gesta titaniche delle passate generazioni, compreso di rispetto, si sentiva, come egli dice, diventare antico, sicché facevasi scrupolo di passare sotto silenzio l'espiazione dei prodigi, sebbene egli non vi prestasse più fede. (') A maggior diritto un sentimento di ammirazione e di rispetto invade l'animo dell'italiano dell'età presente, allorché egli svolge i fasti autentici del più bel periodo della romanità, che al vecchio Ennio facevano dire:
      * inoribus antiquis res stat Romana virisqneIl ricordare gli esempi autentici della lealtà, della probità, del valore, e se vogliamo anche, come gli antichi già la chiamavano, della u horrida virtus „ romana, non è esercizio retorico e puerile in tempi, in cui la generazione che sorge non vede che indifferenza e freddezza rispetto a quei sentimenti patriotici e morali, che fecero già grande la nostra nazione. Non é retorico ricordare che i Romani perdonarono a Terenzio Varrone la sconfitta, ma punirono chi aveva disperato della salvezza della patria, e non concedettero ai vinti di ritornare alle loro case, se non dopo aver cancellato con la vittoria di Zama l'onta di Canne. Non è vano rammentare che della grandezza nazionale gli antichi cercavano le cause nella costanza e nel cieco ossequio alla legge, e che Roma, come l'Inghil-terra nel periodo del suo fiorire, volle che fossero puri i
      (') Liv. XLIll, 13, 2: " celeriun et mihi vetustas res scribenti, nescio quo pacto anticus fìt animus, et quaedam religio tenet, quae illi prudentissimi viri publice suscipieuda censueriut, ea prò indignis habere, quae in meos an-nales referam „.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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