Storia di Roma di Ettore Pais
10 CAPITOLO I. - PROLEGOMENI, FONTI ETC.
che avessero un contenuto altamente storico, e che da tali canti, come da fonte sincera, derivi buona parte di ciò che a noi è tramandato quale vetustissima storia romana.
Questa storia, nel modo che a noi ò giunta, contiene di quando in quando vari elementi di carattere poetico. Ma questi sono come soffocati dalla tendenza pseudo prammatica della annalistica posteriore. Quello che di poetico appare, anziché frutto di antiche reminiscenze poetiche ò elaborazione, come determineremo fra poco, di tardivi poeti o è finzione di numerosi romanzieri greci. Solo rispetto al culto si sono mantenuti alcuni tratti di una mitologia relativamente antica. Ma tutto ciò, in ogni caso, non ha nulla a che fare con la storia politica. Noi non abbiamo ragione di dubitare dell'esistenza di codesti canti noti a Catone, ma con tutta la buona volontà non riusciremo nel corso di quest'opera a trovarne una sola traccia veramente sicura. Non sono certo tali il racconto del duello di Bruto e di Arante e la battaglia del lago Regillo imitazione di poesie greche, la leggenda di Tarpeia, storiella d'amore, raccontata primieramente da romanzieri greci, e tanto meno deriva da tali canti la leggenda di Coriolano, il cui contenuto primitivo di carattere sacro venne elaborato dai glorificatori delle famiglie romane. A prima vista parrebbe raccomandarsi l'ipotesi che con codeste origini si colleghino gli elogi funebri del genere di quelli degli Scipioni. Ma tali monumenti, se anche non sono di età posteriore ad Annibale, non risalgono al di là della prima guerra punica. (')
Nella più favorevole ipotesi solo qualche episodio, come la devozione agli dei mani di P. Decio nella battaglia di Sentino (295 a. C.),
(') Il più antico monumento di tal genere romano sarebbe l'elogio funebre di L. Cornelio Scipione IJarbato, il console ilei 29S censore Catone., pare sia stato inciso dopo la morte del figlio, ossia sul finire della prima guerra punica, come pensò il Ritschl, ojììisc. IV, p. 222 sg., ovvero dopo l'età di Annibale, come giudica il Woblffun, rer. d. phiìoì. 1890, p. 122. Dai lato storico poi i fatti in esso enunciati sono in opposizione con ciò che racconta Livio, v. oltre al cap. Vili, e tradiscono il carattere delle false memorie domestiche.
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (33/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
Catone Bruto Arante Regillo Tarpeia Coriolano Scipioni Annibale Decio Sentino Cornelio Scipione IJarbato Catone Ritschl Annibale Woblffun Livio Vili
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