Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAPITOLO I. - PROLEGOMENI, FONTI ETC.
      Fino a qnal punto Hippys di Reggio si fosse occupato dei popoli barbarici dell'Italia centrale non abbiamo più modo di stabilire. In compenso possediamo notevoli frammenti di Antioco, il quale scriveva dopo il 424 a. C. Da questi apprendiamo come egli facesse menzione di Roma e da Roma facesse giungere i Siculi, gli indigeni della regione orientale dell'isola nativa, e vediamo come gli storici siciliani giudicassero siculo lo strato etnografico più antico di altre regioni, ad es. del Piceno e della Gallia. (') La menzione che Antioco, coetaneo di Erodoto, faceva di Roma, prova come sino d'allora questa fosse lina città cospicua. E ciò sta in relazione con quel complesso di notizie di falsa apparenza etnografica, il cui significato è stato talora frainteso anche da critici moderni di qualche valore, con le quali si mirava ad esprimere la natura ostile od amichevole dei rapporti che esistevano fra le città greche e le genti indigene. Certo, come avremo agio di ripetere, tale teoria venne accolta dagli scrittori romani, che dai Siculi, ed in altri casi dai Sicelioti, fecero fondare le piìi vetuste città del Lazio. Naturalmente gli annalisti romani tali notizie 11011 attingevano direttamente da Antioco e nemmeno da uno dei suoi numerosi continuatori. E ovvio infatti pensare che si valessero di quello scrittore meno lontano da essi per ragion di tempo e che era agevolmente riconosciuto come il principe degli storici dei Greci di Occidente, vogliamo dire Timeo di Tauronienio. (*)
      (') Su quanto lio sin qui notato avrò occasione di dire con ampiezza nel corso dell'opera. Cominciai ad esporre queste vedute nei miei Stildi Storici, li (Pisa, 1S93), p. 145 sgg. 340 sgg.
      (®) Dionisio di Alicarnasso, che è una delle fonti più diffuse intorno a queste notizie, anziché agli scrittori greci attingeva a Varrone ed agli annalisti romani e cosi si spiega tanto la forma OòixooXi», che egli attribuisce ad Ellanico I, 35 in luogo di 'IxaXia, (pianto il fatto che dopo aver riferite le stesse parole di Antioco rispetto a Varrone osserva: Ttóxspov Ss rspt xoùg aòxcòg ^v xiitoug èv o!; vj vòv oì/.o'jjiivyj rcóX'.c èsx'.v, yj /iop:cv 'ixepov èxóyxavev oóxtog óvojia^ópevov à^a'^ls èxsivoo y.axaXiitóvxo; oò5* èfth fcOvajia'. o'jp^aXetv I, 73. Ma anziché a quella di un indiretto uso di Antioco, ciò conduce alla conclusione che Dionisio riproduceva anche qui i dubbi della sua fonte. Non mancavano per vero dire altre località d'Italia chesi chiamassero Roma. Livio, X, 17, ricordando le guerre sannitiche dell'anno 29G a. C. menziona Murgantia e Romulea. Ora Mor-gete, secondo Antioco, c uno dei re degli Itali, il successore di Italo, il prede-


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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