Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAPITOLO I. - PROLEGOMENI, FONTI ETC.
      taginesi strettamente fra loro collegati, come già lo erano stati i Cartaginesi ed i Tirreni sino dal secolo VI per combattere e restringere la sfera dell'attività commerciale e coloniale dei Greci. La vasta opera dello storico siciliano è miseramente perita. Tuttavia nel complesso è lecito sospettare che non poche delle notizie di questo scrittore vennero usufruite dai più antichi annalisti romani non meno che, più tardi, dal dotto Varrone. (') Ma affinchè anche gli scrittori dell'Eliade orientale non si limitassero, come Aristotele, Teopompo, Eraclide, Teofrasto, {¦) a raccogliere qualche isolata informazione intorno ai Romani, occorreva avvenisse un fatto veramente saliente per cui le armi dei Greci e dei Romani venissero a contatto. Un tal fatto non era certo costituito dall'arrivo di Archidamo o di Alessandro di Epiro, che morivano prima di aver avuto occasione di esperimentare il valore romano, e tanto meno da quello del principe avventuriero Cleonimo di Sparta, 302 a. C. Questo fatto veramente notevole doveva essere la guerra diretta di Roma contro Taranto, la quale, dopo avere vanamente tentato di opporre ai barbari di Roma la gelosia e le armi dei Sanniti e dei Galli, sentiva la necessità di invocare in suo aiuto quelle del prode
      (') La critica sempre acerba che Polibio fa di Timeo, anche quando è giusta ed opportuna è determinata in parte da ciò che a Polibio, spirito pratico e moderno mancava, come fa notare egregiamente il Susbuihl, Geschichte d. griecli. IMteratur in der Alexandrinerzeit, II, p. 102, quel senso che gli permettesse di comprendere l'antichità. Del resto egli stesso rendeva, più o meno inconsciamente, omaggio alla opera di Timeo pigliando come punto di partenza l'anno che seguiva al termine di quella. Se potessimo fare l'elenco di tutti gli storici sice-lioti ed italioti constateremmo secondo ogui verosimiglianza che ognuno di essi, esponendo le vicende siracusane, a partire dalla metà del secolo V, discorreva dell'Etruria, di Roma e cosi via di seguito. Si capisce agevolmente che Lieo di Reggio, celebrato per la sua conoscenza dell'Occidente, che discorreva della Daunia, dei Veneti, persino del miele della Corsica, v. M. FIIG. II, p. 370 sgg. e Ninfodoro siracusano, che notava i costumi barbari di Occidente, v. op. cit. p. 375 sgg. dovessero ragionare dei Romani.
      (*) Su Aristotele e su Eraclide il discepolo di Platone e la presa di Roma per opera dei Galli, v. Plut. Cani. 22; su Teopompo Pus. XH. Ili, 57, il quale a torto dice: " ante quem netno mentionem (cioè di Roma) habuit „. Intorno a Teofrasto , v. Plis. I. c. * Theophrastus, qui priinus extcrnoruni aliqua de Ronianis diligentius scripsit Cfr. Tiieophr. hist. plani. V, 8.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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