Storia di Roma di Ettore Pais
ROMA E GLI SCRITTORI ALESSANDRINI E PERGAMENA
25
pareto la leggenda di Romolo e Remo e tanto egli, quanto Acilio e Postumio Albino, scrivono in greco e cercano di diffondere l'opinione che i Romani non sono punto barbari, e che, a parte le tradizioni troiane, essi discendono dai Sabini, i quali, alla loro volta, sono propagine degli Spartani. Si incrociano così le tradizioni diffuse dagli scrittori siracusani e tarantini con quelle che vengono importate dall'Oriente ligio e servile, il quale non rifugge da bassezza alcuna pure di accaparrarsi la benevolenza dei Romani, che adula con la storiografia e la letteratura non meno che con la servile imitazione delle istituzioni politiche. 1 Romani vengono trasformati in Greci di puro stampo. Viceversa Prusia giunge a Roma con il capo raso coperto del pileo dei libertini ed Antiocho Epifane giudica nel foro di Antiochia, mascherato nelle vesti e con l'atteggiamento di 1111 tribuno della plebe romana. (')
Non manca naturalmente qualche protesta. Piìi di un greco,
lo storico Ji cui si fa menziono in una iscrizione del II secolo a. C. trovata di recente a Delfo v. Cocvf, Bull. d. corr. IMI. XVIII (1894), p. 77, su Dionisio di Calcide (Dion. Hal. I, 27, cfr. Scsemihl, I, p. 279, p. 205, su Senagora Dion. Hal.
I, 72, su Alcimo v. Festo, s. v. Romani, p. 266, cfr. Scsemihl, I, p. 592, su Cri-tolao apd Fkst. s. v. Salios, p. 329 M., su Teodosio di Ierapoli v. Laert. D100.
II, 103, cfr. Scsemihl, II, p. 398. In questa categoria va pure messo quell'Ipe-roco autore di una storia Cuinana. Ma vi sono serie ragioni per reputare quest'opera una falsificazione, v. M. FIIG. IV, p. 435. Scsemihl, I, p. 356. Essa ad ogni modo esercitò, pare, una certa efficacia rispetto alla storia dei re. V. oltre al capo Ili.
Lascio da parte autori come Prode cartaginese e Zopiro di babilonia, v. M. FHG. IV, p. 484; 533. u11 elenco accurato di questi autori non darebbe che una povera idea dei molti che si dovettero occupare di storia romana. Anche il tessalo Cinea, il consigliere di Pirro, autore di storielle mitologiche M. FHG. II, p. 462 può, al pari di Prosseno lo storico di Pirro, aver parlato di Roma.
(') Le servilità dei Greci della età sua, che coglievano ogni occasione di adulare i Romani e che erano in inala fede è rilevata da Cicerone ad Q. fr. I, 1, 16; cf. 1, 2, 4, prò L. Fiacco 9 sqq.; in L. l'ison. 70. Per effetto di essa si spiega come Aristodemo di Nisa, un coetaneo di Cicerone, v. Scsemihl, II, p. 184, in uno scritto adulatorio intorno ai Romani dicesse che anche Omero era nato a Roma, v. Vita ìlom. ed. Piccolomini, 1. 14 sg. (i\qW'Hermes, XXV (1890), p. 453). Che questa servilità fosse cominciata sino dal principio del II secolo insegna appunto la nota condotta dai re dell'Asia, di cui i letterati erano alla lor volta servili imitatori.
| |
Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
|
Pagina (48/656)
|
da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
Romolo Remo Acilio Postumio Albino Romani Sabini Spartani Oriente Romani Romani Greci Prusia Roma Antiocho Epifane Antiochia Delfo Bull Dionisio Calcide Dion Senagora Dion Alcimo Cri-tolao Fkst Teodosio Ierapoli Ipe-roco Cuinana Ili Prode Zopiro Cinea Pirro Prosseno Pirro Roma Greci Romani Cicerone Fiacco Aristodemo Nisa Cicerone Romani Omero Roma W'Hermes Asia Romolo Viceversa Hal Hal Festo Romani Laert
|