Storia di Roma di Ettore Pais

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      2GCAPITOLO I. - PROLEGOMENI, FONTI ETC.
      o perchè non interamente avvilito dallo splendore del vincitore, o perchè si faceva l'eco degli odii di qualche principe o stato ribelle, trova che la fortuna è stata la sola causa della superiorità romana, che ai Romani è mancato un generale di genio, come Alessandro il Macedone e che, ove avessero combattuto con costui, la sorte del mondo sarebbe stata diversa. Da Metrodoro di Skepsis lo sfortunato consigliere di Mitridate, noto per il suo odio verso Roma, sino a Timagene, che ai tempi di Augusto dichiarava di rallegrarsi delle sventure di lei, una serie di scrittori greci, cerca sfrondare gli allori romani o di scemare i vanti che da altri si facevano delle loro virtù civili. Perciò uno scrittore dell'importanza di Polibio reputava già necessario dichiarare a più riprese che, se l'orbe civile nel corso di circa cinquanta anni era caduto in potere dei Romani, ciò era avvenuto non già in grazia della fortuna, bensì del valore e della virtù dei vincitori. (') Tuttavia tali voci vennero man mano soffocate dall'estendorsi e dal consolidarsi della potenza romana, e a partire dai primi decenni del secolo II sorge un'ampia letteratura storica tanto greca che latina, più o meno diversa nella forma, ma con unici intenti. Diversa nella forma, dacché la storiografia romana, sebbene sorga, per così dire, all'ombra della greca, e si valga della lingua degli Elleni cominciò a svolgersi fra genti, che, non ostante la grande adattabilità ad accettare il frutto delle civiltà straniere, era per molti lati avvinta dai legami delle tradizioni nazionali e sopratutto da quelli della religione. E questa storia presso i Romani,
      (') Metrodoro di Skepsis, che dal suo odio per i Romani ebbe il cognome, negava, pare, che gli Etruschi avessero innalzate statue ai soli dei e citava le duemila statue prese dai Romani ai Volsinii. Plin. XH. XXXIV, 34. Che si fosse occupato alquanto diffusamente della storia romana mostra il passo di Plinio, III, 122, che lo cita a proposito del Po. Su Timagene v. Sen. ep. 91, 13. Sugli storici greci che anteponevano Alessandro Magno e persino i Parti ai Romani v. Liv. IX, 18, 6. La tendenza a disconoscere il valore ed il merito dei Romani, che comincia tosto dopo la stessa vittoria di Cinocefale, che gli Etoli cercarono attribuire a se, fa di quando in quando capolino in tutta la letteratura greca od ellenizzante come in Pompeio Trogo, XXXIX, ò, 3 e trova eco persino nell'opuscolo plutar-chco. Anche Dionisio di Alicarnasso, I, 4, nell'età augustea credeva conveniente mettersi dal punto di vista di Polibio per dimostrare che le origini dei Romani non erano barbariche e che il loro successo non era dovuto alla fortuna.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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