Storia di Roma di Ettore Pais

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      32 CAPITOLO I. - PROLEGOMENI, FONTI ETC.
      proverava a Sosilo ed a Clierea, gli storici di Annibale, (') ina che non si addiceva in nessun modo alla redazione di documenti di stato, compilati in età assai vetusta. Gli annali massimi, di cui Cicerone faceva menzione, erano assai estesi, dovevano contenere anche i protocolli delle sedute pontifìcie, gli atti del collegio, tutto ciò che si riferiva al sacro rituale e al calendario, e si capisce come avessero potuto dar materia ad una compilazione di ottanta libri. Si comprendono pure le parole di Dionisio, ove dice che da essi gli annalisti romani toglievano ciò che loro pareva opportuno intorno alle origini mitologiche della Città. (*) Gli annali massimi vennero infatti redatti dopo che la critica aveva riconosciuti errori cronologici, come quello di Nuina discepolo di Pitagora, (3) perciò vi si accettavano lo dottrine eratosteniche rispetto alla fondazione di Roma, (') e chiaro segno della loro assai tarda redazione era appunto la pretesa di narrare le gesta dei Romani a partire dalla fondazione della Città. (*) Per tutto il periodo piìi vetusto, che piìi di una volta avremo occasione di trovare apocrifo, codesti documenti ufficiali anziché in base a narrazioni autentiche, che non esistevano, orano stati composti in parte con il sussidio delle memorie private delle più illustri
      (') Polyb. Ili, 20, 5.
      (") Dionys. I, 73 naXaióg jièv oOv oùxs Xoy©YP*?°£ saxì
      *Pa>na:a>v st$. èx zaÀa:òjv «lév-coi Xdywv sv iepxig 5éXto'.£ oy sxa-o-og xt ;iapaXa3à)v àvéypa^ev e viene quindi a parlare dello origini delle città attribuite in mille modi ad Enea a Romolo etc.
      (3) Cickkonk, de rep. H> da Manilio fa domandare a Scipione se siavero che Pitagora fu maestro di Nuina, come gli avevano insegnato i maggiori dacché u neque vero satis id annalium pubblicormn auctoritate declaratum vide-mus „. Il che non può spiegarsi che in uno di questi due casi: o gli * anuales ma-ximi „ tacevano su ciò, abbandonando ilei tutto una credenza che, come si dice poco dopo da Manilio, era inveterata, ovvero si esprimevano in modo da lasciare libero ognuno di credere come meglio voleva. Ciò che facevano appunto rispetto alle origini di Roma, v. la nota precedente.
      (') Dionys. Hal. I, 74, dove e con i migliori editori va accettata la necessaria correzione del Niebnhr àp/tepeòai.
      (&) È quindi erronea l'osservazione " rhetorische Uebertreibung und Phrase „ che si legge nel Tkuffkl-Schnvabk, 1\ § 76, 3 a proposito delle parole di Cicerone de orat. II, 52, ove si dico elio gli annali massimi narravano le vicende nazionali " ab initio rerum Romanarum „.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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