Storia di Roma di Ettore Pais
TARDA REDAZIONE DEGLI ANNALI MASSIMI.
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genti romane (sopratutto di quelle che avevano conseguito l'onore del pontificato) ed in parte non minore con quello delle opere letterarie greche, che prime avevano serbato qualche notizia sulle origini della Città e che furono ben presto oggetto di studio e di imitazione. I frammenti degli annali massimi che a noi sono pervenuti non hanno nulla a che fare con le più antiche tavole pontificie, che, come dicemmo, erano poco più che una illustrazione del calendario, e dall'altro lato abbiamo anche ragioni sufficienti per dubitare che codeste stesse tavole fossero tanto vetuste, quanto generalmente si suole ammettere. La stessa tradizione antica afferma che il materiale scritto, che si conservava nella Regia, dove abitava il pontefice, perì nell'incendio gallico, ed aggiunge che quelle memorie storiche, le quali correvano por le mani di tutti, erano falsificazioni di età posteriore, scritte per favorire certe famiglie. (') Questa onesta dichiarazione viene interamente confermata tanto dal contenuto della piìi antica storia che ci proponiamo esaminare, quanto dallo studio dei Fasti e degli Atti dei trionfi, incisi al pari dei primi solo sullo scorcio dell'ultimo secolo della repubblica e che sono il risultato di recenti redazioni, fatte non già in base ad antichi monumenti, bensì a tardive elaborazioni letterarie. (') Qualche annalista parlava, è vero, di libri lintei, nei quali sarebbero stati registrati i nomi dei magistrati anteriori all'incendio gallico e che venivano custoditi nel tempio di Giunone Moneta, posto sulla più alta vetta del Campidoglio; ma contro l'autenticità di tali nomi e
(') Liv. VI, I. " Quae ab condita urbe Roma ad captai» urbem eandem Romani... gessere..., quinque libris exposui, res cum vetustate minia obscuras, velut quae magno ex intervallo loci vix cernuntur, tum quod parvae et rarae per eadem tempora litterae fuere, una custodia fidelis memorine rerum gestarum et quod, etiain si quae in commentariis poutificum aliisque publicis privatisque erant monumentis, incensa urbe pleraeque interiere r. Plut. Kit ih. I, àXXà KXió-ti; èv IXéYX*!> XP^V(0V> ^Gxo) ystp zio; èntyiypanxoci xò pipXiov, ta/opigetai xàg [lèv àpxa{a; Ixelvxg àvaypayàc èv xot; KeXx'.xolg r.tàsa: xf;s itóXsa>c r,cpav£-o9-a'.' xà; lì vjv cpatvojiivag oòx àXrj*h7)g ouyy.sìs^ai 5'.* àvdprov xapigojiévcov xiaiv Big xi rcpfijxa yévyj y.aì xoìi; izifxvssxxxoug otxoug où Jipoo>jy.óvxo)v eìajìta-^ciisvo'.g. Cfr. Liv. IV, 1C; Vili, 40; XXII, 31. Cic. Brut. 61.
(•) V. oltre al cap. IX.
E. I\ais, Storia ili Roma. Voi. I. 3
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (56/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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