Storia di Roma di Ettore Pais
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CAPITOLO I. - PROLEGOMENI, FONTI ETC.
carattere primitivo di alcuni miti e sopratutto a liberarli del loro colorito e contenuto poetico.
Una generazione prima che Fabio Pittore e Ciucio Alimento cominciassero a narrare in prosa greca le gesta della patria, uno scrittore nato nella Campania, ossia in una regione molto più di Roma e da epoca ancor più vetusta compenetrata dalla cultura ellenica, aveva narrato l'epopea meravigliosa della prima guerra punica a cui egli aveva preso parto. Nevio si serviva ancora del metro saturnio al pari del tarantino Livio Andronico, ma il contenuto mitico del suo poema era pura imitazione greca; (') e le gesta romane, proprio negli anni in cui scriveva Fabio Pittore, venivano narrate nell'esametro greco dal messapio Ennio, il glorificatore delle gesta degli Scipioni, dei Fulvii, dei Cecili Metelli e di tante altre prosapie romane. La simultanea e coeva esposizione dei fatti storici in forma poetica e prosastica sarebbe stato un fenomeno strano, anzi addirittura impossibile nelle nazioni primitive in cui fosse stato uno spontaneo svolgimento delle facoltà intellettuali senza influenze od innesti di letterature straniere. Essa era invece naturale a Roma nel secolo III, come tornò ad esserla nel medioevo, in cui la poesia vergiliana e la tradizione romana esercitarono tosto la loro efficacia sui primi poeti epici e sui cronisti italiani.
Che fra i Romani si potesse svolgere man mano anche l'epos non v'ò ragione di negare a priori. Tuttavia è notevole il fatto che allora non fiorì presso loro poeta di qualche grido che non fosse o Tarantino o Campano, dell'Umbria o della Cisalpina. E se anche, come taluno pensò, le primordiali teogonie latine potevano con il tempo assurgere a dignità di poema, è facile riconoscere che non si prestavano a concezioni nobili e veramente poetiche le figure di Fauno e di Stercuzio, il dio del concime, festosamente celebrato dai
(') La dipendenza di Nevio da Timeo, per quanto è lecito pervenire a risultati sicuri nei singoli casi, è stata oggetto di un'accurata memoria di r. v. Scala, roem. Sfudirti (Innsbruck, 1S93). Se in qualche particolare si può discutere, nelle linee generali questa tesi è più che giusta. Intorno all'attività di altri poeti come Licinio Tegula, Liv. XXXI, 12, non ci è concesso emettere ipotesi di sorta.
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (63/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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