Storia di Roma di Ettore Pais
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CAPITOLO I. - PROLEGOMENI, FONTI ETC.
Cassio Emina mostra che tra l'opera di costoro e quella di Livio corre veramente una grande od immensa distanza. Tuttavia fatta astrazione dal magistero dell'arte nel formare il periodo, nel fare eloquenti orazioni Dell'esprimere passioni o nel dipingere una situazione drammatica, anche la storia liviana, così elaborata in certe parti, mantenne inalterate le tracce fondamentali dell'annalistica romana. Che anzi in tutta la storia di questo popolo, fatta eccezione per un piccolo numero di autori, l'esposizione generale dei fatti non seppe mai liberarsi dall'arcaismo del concetto originario.
I primi narratori delle gesta romane possedevano, è vero, una lingua troppo rude per osar fin da principio esporre con essa i propri pensieri; tuttavia Livio Andronico e sopratutto Nevio, per tacere di Appio Claudio, di Gn. Flavio e di Carvilio avevano tentato e con qualche successo la prova. La vera ragione per cui essi avevano creduto di valersi della prosa nazionale era ben altra. Fabio Pittore, Acilio, Postumio, erano bensì ammiratori della cultura greca ma erano del pari uomini di stato, e per mezzo della loro storiografia miravano a conquistare l'opinione pubblica dei Greci, su per giìi alla stessa maniera in cui i dotti della Prussia o della Russia, in tempi diversi cominciarono col valersi della prosa francese per far conoscere al mondo civile il risultato delle loro ricerche. La superiorità intellettuale dei Greci era così sentita e riconosciuta, dal IV secolo siiio all'età di Siila, che i Romani non lasciarono occasione per esternare il loro rispetto verso gli stati che come Atene avevano memorie gloriose e che sotto l'egida del passato o grazie alle scuole dei retori e sofisti esercitavano ancora una certa efficacia sull'opinione del mondo civile. T. Quinzio Flaminino dichiarando liberi i Greci non procedeva da un punto di vista politico diverso da quello che aveva inspirata la condotta di Demetrio Poliorcete verso Atene, (') ed in fondo in fondo non era così balordo, come lo voleva far credere Catone, quel Postumio Albino (4) che dei Greci era così vivo animi ra-
(1) È ovvio il confronto fra la condotta dei Romani o dei principi dell'età ellenistica verso Atene, e quella che l'ammirazione straniera per il nostro splendido passato artistico suggerì e suggerisce in parte tuttora verso Firenze o Venezia.
(2) Cickuonk, Acad. jyrior. Il, 45, 137, cfr. Brut. 21, SI, parla di A. Postumio
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (71/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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