Storia di Roma di Ettore Pais
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CAPITOLO I. - PROLEGOMENI, FONTI ETC.
L'efficacia di codesta brutta retorica venne in parte contrastata da quelle stesse tendenze, in omaggio alle quali i più antichi annalisti avevano cercato di trasformare le vecchie leggende greche. Non tutti gli scrittoli dell'età di Cicerone si posero per la via seguita senza ritegno da Sisenna. Licinio Macro ad es., pur studiandosi di riuscire eloquente, non pare facesse uso di modelli greci, ma attingesse solo ai vecchi commentari latini. (') In lui, come in altri autori, si rivelano quelle tendenze politiche o pseudo prammatiche che la storiografia romana mantenne sino all'età di Siila, vale a dire sino al tempo in cui questa venne esclusivamente coltivata da uomini di elevata condizione sociale o politica. (•) Alcune delle notizie che a lui fanno capo hanno in fondo carattere di puerilità (3) ed egli fu lungi dal mostrare buon criterio. Nondimeno il sentimento della maestà romana lo trattenne dal mettersi nella via della pura imitazione greca tenuta da Sisenna. Licinio Macro, come Valerio Anziate, riuscì ad emergere fra i suoi contemporanei e meritò di diventare fonte precipua di autori, come Livio e Dionisio, e di ciò la ragione, oltreché in un certo valore stilistico, va cercata nell'abbondanza del materiale da lui raccolto. (4)
an vera sint „ e fra gli elementi variamente foggiati v'era certo la storia della fuga di Mario da Miuturne ad Erice ed a Cartagine.
(') Cic. de leGraecoruni copia sed ex librariolis Latinis
O Suet. de vitel. 3.
(3) V. ad es. ciò che diceva circa l'origine delle Rrumalia, fr. 2 P.
(*) Una piena discussione su Licinio Macro oltrepasserebbe di molto i confini che ad essa può essere concessa in questo volume. Il Mommsen, fra i moderni, con più precisione degli altri, ha espresso un giudizio sfavorevole su questo autore che ha infine tacciato di falsario, v. roem. Forsch. II, p. 14 sgg. e passim. Pur convenendo in massima con il sommo critico e riconoscendo che da Licinio derivano molte delle falsificazioni della prima decade di Livio (il quale del resto ne fece uso anche in seguito, e di ciò dirò nei volumi seguenti) non trovo giusto considerarlo sempre quale precipuo colpevole di tali falsificazioni. Rispetto ai libri dei magistrati ad es. Liv. IV, 23; X, 9. (cfr. Mommsen, op. cit. II, 222) Licinio non fu l'autore delle falsificazioni, ma seguiva una fonte già adulterata. Perciò con lui si trovava ad es. d'accordo Cicbrone, ad funi. IX, 21, 2, rispetto ai falsi consoli del 443 a. C., come altrove il contemporaneo Tuberone, Ltv. X, 9, ossia
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (85/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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