Storia di Roma di Ettore Pais

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      DIODORO DI SICILIA E LE SUE FONTI. 100
      storico che procurava compendiare gli scritti la cui autorità era reputata inconcussa. Il fatto che Diodoro accetta quella falsificazione della lista dei re albani che fu fatta all'età di Cesare, può stare a favore, anziché no, di un tale sospetto. (') Questo fatto
      (') Diodoro, I, 4, ilice espressamente di aver vissuto ttàsìo) xp^vov a Roma e di avere acquistato anche in Sicilia r.oXXf,v s,x-etp£xv xrjg TwjiaUov gtaXéxxoo. Se quindi aggiunge di aver tolta per la storia romana la materia ftx xè)v rcap' i/.sivot; uaojivrjpaxcov èx r.oXXibv /póvcov x«x?;pyj,ilvVirginia, dove pare confonda " nobilis „ con " ingenuus „ (v. al cap. IV) o dove parlando di Scipione chiamato in giudizio dice balordamente, XXIX, 21, xaxrjyspoójisvog yàp ut:' aùxtòv 5=tv<]> ftavaxtp. Del resto le parole èx TioXXtòy jrpdviov xsxTjprjpsvwv, come ha già veduto il \Vacus.iiuth apd Ciciiorius nei Leipziger Studien, IX, p. 225, n. 1, indicano chiaramente che Diodoro fece anche uso degli annali massimi. E accanto a questi certo si valse di Fabio Pittore, che pare citare espressamente, VII, 3.
      Il tentativo fatto però dal Mosimskn, roem. Forschungen, II, p. 221 sgg. di cer-caro in Fabio l'unica fonte romana, per quanto dotto ed ingegnoso pare interamente fallito, e non più fortunati sono stati quelli degli altri critici i quali hanno successivamente pensato a Ciucio, a Pisone o a qualche altro annalista. Una buona critica negativa di tutte codeste opinioni si può vedere nell'accurato lavoro di 1. Badek, de Diodori rerum Jiomanarum auctoribus, (Lipsiae, 1890) diss. il quale però personalmente viene a resultati molto discutibili. Io credo che non vi sia ragione di sorta per pensare che l'annalista di Diodoro sia Ciucio, Pisone o Qnadrigario. Che egli non segna sempre le memorie dei Fabi panni risulti da ciò che parlando della battaglia della Cremerà, la sua fonte principale non accetta il racconto dei trecento Fabì, XI, 53, v. oltre al cap. IV, e che discorrendo del diritto al consolato dei plebei lo attribuisce al 450 e non al 3G7 a C., conio si faceva negli annali latini di Fabio, Gell. NA. V. 4 (sugli annali greci e latini dei Fabi v. s. p. 45, n. 4.).
      Le fonti di Diodoro, anche per l'antica storia romana, sono varie e ciò ò provato, checche dica il Bader, dalle osservazioni sulla trascrizione dei nomi fatte da En. Mkver nel Iìhein. Mus. XXXVII, p. 610 sgg. dalle quali dopo tutto mi pare si possa ricavare non già che Diodoro si sia valso di annali latini solo nell'elenco dei magistrati ma anche nel te^to; v. ad es. la forma Toòaxoi XIV, 117. Talune di queste trascrizioni, quali ad esempio la forma "Eppooxa XII, 11 e Oùeppovivog (sx) XI, 98 si spiegano solo tenendo presente che Diodoro segui fonti diverse anche per lo stesso periodo, giudico ed è erroneo spiegarle come cornitele dei codici. Di queste due forine tratto particolarmente in un mio scritto: Eryx = Verruca. Rispetto poi alla questione dei fasti diodorei, che dal Cichorius sono creduti di origino diversa da quella del testo, rimando alla discussione speciale che faccio nel volume che serve come di appendice al presente.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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