Storia di Roma di Ettore Pais
9(3 CAPITOLO I. - PROLEGOMENI, FONTI ETC.
e nella cultura d'indole grammaticale e retorica di Dionisio, il quale del resto attingeva esclusivamente agli annalisti ed agli scrittori romani quali Varrone, Licinio Macro, Gellio, Valerio Anziate e che solo di quando in quando, in via di eccezione mostrava di far capo agli annalisti più antichi come Fabio e Calpurnio. E va ancora aggiunto che non tutto ciò che a primo aspetto apparisce sua invenzione è realmente tale; che un esame minuto della sua opera dimostra che da parte di Dionisio vi furono poco più che allargamenti retorici nei particolari e nelle orazioni, e che il contenuto, nella massima parte, ò la riproduzione dell'annalistica del 1 secolo e che deriva dalla stessa sorgente a cui attinse il padovano Livio. (l) Discorrere di Livio non è agevole fra noi, dove il culto della forma, se non ha scemato del tutto l'amore alla nuda verità, ha con-
(') Tanto la dichiarazione che fa Dionisio I, 7; 14 et passini, quanto l'esame particolare della sua opera ci mettono in grado di giudicare con sufficiente certezza sulle sue fonti. Egli attinge agli annalisti dell'età sillana ed a Varrone e non va preso troppo alla lettera allorché I, 7, li; 13, cita autori come Catone. Anche le citazioni di autori greci, che si leggono con frequenza nell'introduzione del primo libro, derivano da Varrone. Il minutissimo confronto che per conto mio ho instituito di tutta l'opera di Livio con quella di Dionisio mi conferma nella convinzione, alla quale sono del resto pervenuti altri critici, che questi due autori seguono un complesso di fonti analoghe (le differenze notevoli saranno, ove occorra, indicate volta per volta) e che non è del tutto esatta la tesi secondo cui Livio tende a valersi di redazioni più antiche. Credo poi addirittura falsa quella esposta recentemente dal Volkmar, de annaìibus Itomunis quaestiones (Marburgi, 1890;; cfr. Nifsb, Grundriss d. roem. Geschichte, 2* ediz. 18, p. 10), secondo il quale Dionisio avrebbe allargato l'opera di Livio e sottoscrivo con sicurezza al giudizio del Nie-bujik confermato anche dal Kiksslino, de Dionysii Italica mosci antiquitotum aneto-ribus Latinis (Lipsiae, 1858), p. 43 che molto del materiale che ha servito alle amplificazioni di Dionisio fu da lui tolto alle sue fonti. Che Dionisio non abbia mai fatto un esame personale dei monumenti che talora cita, ma che dipenda anche qui dai suoi autori latini, ed in primo luogo da Varrone, risulta dalle stesse sue dichiarazioni I, 7, e da quanto dice ove parla di codesti monumenti, v. oltre al cap. III e IV. Oltre a Licinio e Valerio Anziate, Dionisio dovette usufruire in modo particolare Elio Tuberone, 1, 80, v. s. p. 78, n. 1. Fra i recenti lavori che si riferiscono alle fonti di Dionisio oltre a quelli assai noti del Nitzsch e del Virk può vedersi quello del resto non compiuto del Bockscu, nei Leipziger Studien, 17 (1895), p. 107 sgg. Impedendomi lo spazio una trattazione troppo speciale di questa e dello somiglianti questioni relative all'annalistica, rimando alle discussioni anna-litiche che farò altrove.
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (105/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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