Storia di Roma di Ettore Pais

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      TITO LIVIO K LE SUE FONTI.
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      inamente valso. Intento sopratutto alle sue concioni ed alle narrazioni descrittive (che quando gli si porge il destro orna con colori sempre vivaci e che sono artisticamente belle) anche se non convengono alla situazione storica ed al tempo, non cura di riferire le sue fonti, se non in via eccezionale e per combatterle; ciò che fa sopratutto rispetto a Claudio e Valerio Anziate. Che anzi è lecito esprimere il sospetto, che le discrepanze alle quali egli accenna (e che sarebbero state molto più frequenti, se per la prima decade avesse fatto quel confronto parzialmente, diretto che pare si possa ammettere rispetto ai libri successivi) non si trovassero di già registrate in qualcuna di quelle opere assai complesse, che raccoglievano il materiale dell'annalistica anteriore, di cui nell'età post-ciceroniana non doveva esserci estremo difetto. E notevole che in tutta la storia di Livio non vi sia traccia dell'uso di Varrone, sebbene tutto faccia pensare che egli dovesse aver cognizione delle opere di quell'attivo e fecondo compilatore. (') Vi è invece qualche indizio il quale rende più che probabile che Livio abbia avuto presente la cronaca di Cornelio Xepote, padano anche lui, e per questa ragione ricordato con compiacenza da Plinio il vecchio. ()
      (') I/Ouendi, ,1/. Terentius Varrò die Quelle su IAvius, VII, 2 (liistritz. progr. 1891) crede derivi da Vairone il passo in cui si discorre delle origini del dramma romano. Ma a me pare che la menzione di Ciucio fatta poco dopo, sempre a proposito dello stesso argomento e della pestilenza che die origine ai ludi, tolga qualunque fondamento ad una simile ipotesi. Se poi questo Ciucio sia il vecchio annalista, o come il Mommsen acutamente pensò, il posteriore grammatico è un'altra questione.
      Fra le notizie che Livio, XXXVIII, 56-57 porge sul processo degli Sci-pioni e quelle fornite da Gellio, NA. IV, 18, VI, 19, e che derivano da Cornelio Nepote vi sono tali contatti per cui si è pensato da molti (ad es. dal Mommsen, roeui. Forschumjcu, II, p. 425) che vi sia una fonte comune come Claudio Quadrigario. Ma è più probabile riconoscere con il Niese, de a miai. lìom. qnaest. alterne, p. X, che la fonte sia Cornelio. Intorno alla storia dei prigionieri romani dopo Canne correvano varie versioni e Livio, XXII, 61, 10, dopo averle esposte secondo il suo costume, osserva: " mi rari magis adeo discrepare inter auctores quam quid veri sit discernere queas „. Una di queste opinioni era riferita, talvolta con le stesse parole, da Cornelio Nepote apd Gell. VA VI, 18, 11. Infine dove espone la storia dell'invasione gallica Livio pare si sia valso di uno scrittore cisalpino. Or bene come notai nei miei Studi Storici, 1 (1892) e mise poi in rilievo anche


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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