Storia di Roma di Ettore Pais
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125 CAPITOLO I. - PROLEGOMENI, FONTI ETC.
una pubblica custodia delle leggi, che non vi era, in altri termini, un archivio di stato e che, quando occorreva consultare le vecchie leggi, era necessario ricorrere ai librai, sicché spesso i magistrati sapevano tanto di legge quanto veniva loro insegnato dagli impiegati subalterni. (l) È evidente che in tali condizioni dotti e falsari trovassero libero il campo. E rispetto ai monumenti conviene forse ricordare come le pitture storiche (con cui a Roma, imitando l'esempio greco si decorarono le pareti dei templi) diventarono bensì oggetto di informazione e di studio, ma che tali pitture, a confessione degli stessi annalisti, non ebbero principio prima del tempo delle ultime guerre sannitiche, ossia degli anni che precedettero di poco l'arrivo di Pirro. (•)
quelle fatte al tempo di Alessandro Magno, Plut. Alex. 17 e di Epaminonda Paus. IV, 26, 6; cfr. IV, 20, 3.
(') Cic. d. leIli, 20, 46, u leguui custodiam indiani habemus, itaque eae leges sunt quas adparitorcs nostri volunt: a librariis petimus, publicis litteris consigliatali! niemoriam publicam indiani habemus. Graeci hoc diligeutius apud quos VGnotpùXay.sg creabantur etc. „. Si comprende quindi come Pompeo, dovendo per la prima volta esercitare l'ufficio di console e sentendosi poco sicuro della conoscenza delle leggi civili e delle norme che regolavano i rapporti dei consoli rispetto al senato, proponesse a Vairone di scrivergli su ciò quel trattato che da costui fu dotto isagogico, Lìbll. XA. XIV, 7. Sui pubblici documenti custoditi privatamente " moro maiorum „ v. Cic, prò Sulla, 15, 42, cfr. Dionys. Hal. I, 74.
(*) L'uso assai comune fra i Greci di dipingere le gesta storiche nei templi, che si diffuse anche a Roma, dove divenne presto fonte monumentale, è ricordato per la prima volta rispetto al tempio della Salute, dipinto da Fabio Pittore. Il tempio fu dedicato il 302 a. C. Liv. X, 1,9. Ma la pittura pare debba essere posteriore di qualche anno, v. oltre al cap. Vili. D'allora in poi l'uso della pittura storica diventò comune a partire da quelle che rappresentavano ad es. M. Valerio Messalla vincitore di lerone (263 a. C.), Plin. XII. XXXV, 22, sino a Sempronio Gracco, Liv. XXIV, 16, 19; XLI, 33, ed a Siila, che le proprie gesta fece dipingere nella villa di Tusculo, sul che v. Plin. XII. XXII, 11. Che documenti di questo genere potessero trarre in errore e servire di falsificazione storica ò accertato per la storia greca, v. Plut. Pelop. 25, e non doveva, si comprende, avvenire diversamente a Roma, dove con tali mezzi si cercava di fare carriera politica, v. Plin. XII. XXXV, 23.
Plinio, XII. XXXV, 17, ricorda pitture * antiquiores nrbo „ ad Ardea, le pitture antiche di Lannvio e quelle " antiquiores „ esistenti a Cere. Mache tutto ciò sia falso prova, oltre che la storia stessa della pittura, il fatto che egli, parlando poco dopo di codeste pitture di Ardea, cita i versi latini del pittore Marco Plauzio
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (125/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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