Storia di Roma di Ettore Pais
CRITERI DEGLI ANNALISTI ROMANI, LE ETIMOLOGIE.
mLa storiografia romana sorta in età cosi recente, sotto gli auspici ed i contatti di quella greca di già avvizzita, può paragonarsi ad un giovane e selvatico rampollo innestato su vecchio tronco in parte già infracidito, e ci presenta uno strano incrocio di arcaismo, mescolato a tutte le finezze di un'arte più che progredita. Perciò noi vi troviamo usati tutti i criteri della dottrina grammaticale, archeologica e storica della matura grecità. Come i Greci a partire da Erodoto avevano messo in rapporto Medea con i Medi, l'eroe Perseo con i Persiani e cosi via di seguito, (l) Catone si valeva di etimologie con cui spiegare o, per meglio dire, creare fatti storici non meno di Cassio Emina o di Gellio, che i Marsi metteva in rapporto non più con Marte bensì con il lido Marsia. (*) Con quanto arbitrio si procedesse indicano i libri superstiti del trattato var-roniano sulla lingua latina. (;i) Sotto questo lato, l'uomo giudicato
ib. 115. Erano adunque pitture non anteriori al secolo IV o III; eppoi non erano storiche, bensì di carattere sacro. L'antichità di cui parla Plinio va pertanto messa nella stessa categoria di quella dei monumenti di Lavinio che risalivano al tempo di Enea, Dionys. Hal. I, 04, e di quella statua di Ercole che Plinio, XJL XXXV, 33, asseriva fosse stata consacrata da Evandro. Assai più importante, sebbene si tratti di pitture sacre, sarebbe il passo di Varroue apd Plin. ib. 154, in cui si parla delle pitturo e delle opere di plastica con cui Damofilo e Gorgaso (che se stessi ivi rammentano con greche inscrizioni) avrebbero ornato il tempio di Cerere a Roma. Si crede generalmente che si tratti di artisti del secolo V; ma non vi sono ragioni per non riferirle anche al seguente. Sul che v. oltre al cap. IV. Così le pitture storiche vulcentane, che ricordavano le imprese di Mastarna appartengono pure ad età relativamente tarda. Per mezzo di fatti storici del tempo delle guerre sannitiche furono, non è molto, spiegate alcune pitture scoperte nell'Esquilino; ma, pare, senza plausibili ragioni. Rimando alle osservazioni dell' Hcelsen, nelle Mitth. dell'Instituto di Roma VI (1S96), p. 111.
(') Herodot. VI, 61 sq.
(f) Ad es. Catone apd Seiiv. ad Aen. 504, spiega il nome della città di Poli-torio con quello di Polite, il compagno di Ulisse; secondo lui Preneste si diceva così * quia is locus montibus praestet „ ib. VII, 682. Cfr. ib. X, 184: " nam ut ait Cato Gravisene dictae sunt quod gravem aerem snstinent „. Per Cassio Emina Crnstumerio (o meglio Clustumerio) deriva da Clitemestra, ib. VII, 631, Aricia da un Archilocho v. Sol. II, 10 M. Cfr. Gellio apd Plin. XII. IV, 108.
(3) Un bello e caratteristico esempio della impotenza della così detta dottrina varroniana è fornito dal passo seguente: d. 1. L. V, 43. - Aventinum aliquot de causis dicuut. Naevius «ab avibus quod eo se ab Tiberi ferrent aves, alii ab rege Aventino Albano, quod [ibi] sit sepultus, alii Aventinum ab adventu homi un ni, quod
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (126/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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