Storia di Roma di Ettore Pais
IMITAZIONE DA PARTE DEI ROMANI DELLE GESTA GRECHE. 109
rancio la spedizione, che al pari del macedone avrebbe fatto contro le mitiche Amazoni. (l) Ciò si fingeva pei-tempi interamente storici in cui si poteva, volendo, conoscere il reale corso degli avvenimenti. E quindi facile comprendere con quanta maggior libertà si procedesse di fronte alle età vetuste con racconti di cui non v'era mezzo
(') Plut. Pomp. 2, 35. App. Mithr. 116. Cos'i Cicerone tic http. On. Pomp. 22, confronta la fuga Mitridate davanti a Pompeo con quella di Medea. Codesto spirito di imitazione ebbe talvolta qualche conseguenza anche nel campo della realtà storica. Antonio ad es., che era ben lungi dall'essere uno sciocco, accordando tre città al parto Monese intendeva imitare la condotta di Serse rispetto a Temistocle. Cosi egli voleva ora tentare una spedizione simile a quella dei diecimila, ora invece imitare Timone il misantropo. Plut. Ant. 37; 45. P. Crasso si proponeva di imitare Ciro ed Alessandro, Cic. Brut. 2S1 ; ed ò noto come anche di Cesare si dicesse che si era inspirato all'esempio del grande macedone, Suet. div. lui. 7. Che in generale gli uomini di stato romani cercassero imitare le gesta dei Greci risulta anche dalle fiere parole di protesta di Mario che dichiarava sè dissimile da coloro che fatti consoli cominciavano a studiare " acta maiorum et Graecorum militarla praecepta „. L'imitazione letteraria si rivela ad es. anche nel sogno della madre di Augusto, che è simile a quello di Olimpia. Suet. AuAnnibale, simile a quella di Temistocle, Plut. Flamin. 20. In pratica si manifesta anche più tardi nella tendenza di Alessandro Severo di imitare Alessandro Magno, Spakt. 30. I Greci imitati alla lor volta erano imitatori dei loro mitici antenati. Alessandro aveva in mente Achille, Plut. Alex. 46; Curt. IV, 6, 29, Agesilao Agamennone, Xbn. llell. III, 4, 3; e così i Romani dovevano essere oggetto di imitazione nei secoli venturi. Esempio cospicuo quell'imperatore Giuliano che all'assedio di Pirisabora si comporta allo stesso modo tenuto da Scipione Emiliano e da Polibio all'assedio di Cartagine, Amm. Marcell. XXIV, 7. Così Catone al passo delle Termopili imitai Persiani che vanno contro Leonida. Gli amici ed i successori di Alessandro. Plut. Alex. 4, cfr. Pyrrh. 8, I)c>n. 41, tengono il capo reclinato come il graude condottiero macedone e così i princìpi contemporanei imitarono anche in ciò Federico di Prussia.
L'abitudine da parte dei Romani di imitare in tutto i Greci finì per diventare uno dei tratti foudamentali del loro spirito; perciò Elio Tnberone diceva che liticullo era un Serse togato, Plut. Lue. 29, Cicerone e Trogo chiamavano * filippiche „ le loro composizioni storiche od oratorie. Accio identificava i Saturnali romani con i Cronia di Atene, Macrob. I, 7, 37, ed Ovidio, fast. I, 89 sg., non sapeva spiegarsi il carattere di Giano, perchè non trovava in Grecia un culto analogo.
In politica e nella storia ciò conduce tanto alla grossolana imitazione di Caracalla, Spari. 2, quanto alla nobile condotta dei Romani verso i Greci al tempo di Flaminino; nella tradizione letteraria, alla leggenda di Camillo, che imita Achille, v. al cap. V, ed alla falsificazione delle lettere del medico di Pirro.
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (132/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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