Storia di Roma di Ettore Pais

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      LE TENDENZE POLITICHE DELLA STORIOGRAFIA ROMANA.
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      guerra punica, (l) vale a dire, proprio negli anni in cui la storiografia romana sorgeva e vivevano i primi annalisti, che di tali lotte serbavano ancor freschi i ricordi. La passione politica, il contegno che gli uomini di stato, lattisi narratori delle patrie gesta, avevano tenuto e tenevano di fronte allo interne discordie, contribuì a dare un falso colorito allo loro narrazioni storiche. Le agitazioni dell'età graccana, come più volte venne rilevato, non meno delle contese degli Italici nell'ultimo secolo della libera repubblica, e delle stesse lotte dell'età cesariana, portarono il loro contributo a falsare sempre più l'imagine sincera delle più vetuste vicende. Persino all'età di Augusto si dette qualche ritocco alle antichissime tradizioni. (•)
      Quella storiografia che nelle sue origini era stata l'espressione delle pretese genealogiche e delle varie alleanze di famiglie, che man mano si era svolta sino al punto di diventare organo delle opinioni politiche dei partiti ed infine di tutto quanto lo stato, finiva per piegarsi anche essa all'impero nascente, e diventava uno degli strumenti con cui Roma ed il cosarismo giustificavano davanti al mondo civile la loro nobiltà e le loro vittorie. 1 popoli conquistati, sia che appartenessero all'Oriente ellenico, e dal lato della cultura fossero quindi superiori, sia che fossero gli abitatori del rude Occidente, dove l'opera romana, succeduta a quella di Cartagine e di Marsiglia, andava man mano dirozzando i costumi, leggevano ormai con ammirazione codesta vecchia storia di un popolo che possedeva in modo mirabile l'arte di accomunare alle sue sorti i superstiti delle sconfitte e di conquistarsi l'animo dei figli dei vinti. Se fra gli stessi Romani del tempo di Augusto, come notava Tacito, non v'era più chi fosse memore delle antiche libertà, (s) tanto menoo Sall. hi*t. fr. 11; 12 Manr.
      (*) Il merito di aver tratto maggiore partito da questo criterio, usufruito con successo dai critici migliori della storia romana, spetta senza dubbio in primo luogo al Mommsen, al Nissen, al Niese. Erronea io credo sia la via seguita dal-I'Hbydenrbicii, Fabia* Pictor tind Li ria* (Freiberg, 187S) Dell'attribuire ad un dato annalista (a Calpurnio Pisone) piuttosto che ad un altro, questo criterio soggettivo, che era invece comune a tutti.
      (l) Tac. ann. 1,3" iuniores post Actiacam victoriam, etiam senes plerique inter bella civium nati: quotuus quisque reliquus, qui rem publicam vidisset? „


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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