Storia di Roma di Ettore Pais
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CAP. II. - LE FONDAZIONI L)I LAVINIO, ALBA, ROMA.
dell' Italia centrale, ma che si diceva di stirpe greca, venuto dal Peloponneso, si sarebbe poi unita un'altra gente giunta del pari dall'Eliade, i Pelasgi. (') Roma, non meno di molte altre località del Lazio, di città sicula sarebbe diventata sede degli Aborigeni.
Sulle sponde del Tevere sarebbero però approdate ben presto nuove stirpi venute per mare. La più antica colonia di genti oltre marine sarebbe stata quella dell'arcade Evandro, figlio della fatidica Nicostrato, detta più tardi Carmenta, che la sua sede fissò sul Palatino, nome che venne poi riconnesso con l'arcadica Pallante. (*) Di Evandro si diceva che avesse reso civile quel paese; a lui si riferiva l'origine di vari culti e di savie leggi; egli sarebbe stato colui che ai rozzi Aborigeni avrebbe fatto conoscere l'uso dell'al-
es. Aen. XI, 317, cfr. Serv. ad 1., erano di già ricordati dai piti antichi annalisti, ossia da Fabio Pittore, in cod. Isid. eccì. Toìet. od orig. IIII, 7, 34 = fr. 1 P. da Cassio Emina apd Sol. II, 10, p. 34 M, apd Serv. ad Aen. VII, 631 = fr. 2, 3 P. Cfr. Sextius apd Sol. II, 8, p. 33 M, Plin. MI. Ili, 57. Hygin apd Serv. ad Aen. Vili, 638. Il silenzio di Sallustio, il quale di passaggio accenna alle origini romane, non prova che la tradizione dei Siculi non fosse generalmente accolta, ed ancor meno lo dimostra quello di Livio, dacché questi, discorrendo di tale argomento entra subito in media* res e solo dopo aver raccontato l'arrivo di Enea, con cui comincia la sua narrazione, rifacendosi addietro accenna alla vecchia storia di Evandro, del Palatino e di Ercole. Alla tradizione che i Siculi furono, accanto ai Pelasgi ed agli Aurunci, i più antichi abitatori della Penisola accennano del resto ancora in età posteriore Favorino apd Gell. NA. I, 10, Mackobio, Sat. I, 5, 1 ed Ammiano Marcellino, XXX, 4, 12.
(') I Pelasgi a Roma, oltre che da Dionisio sono ricordati da Plutarco, liom. I.
(') Stando a Dionisio, I, 32, Evandro ed i suoi Arcadi cvojia lì xTto-X(0,xaxi xo'jxto xi&svxat IlaXXicvf.ov èrci xijg èv 'Apy.a&a ccpwv ,«jTpo-iÀscoj; cfr. Liv. I, 5 " a Pallantio urbe Arcadica, r cfr. anche Iust. XLIII, 1, 7. Che questa spiegazione non sia affatto di età molto antica e che non fosse originariamente accolta da tutti dimostra il fatto che Nevio apd Varr. d.l. L. V, 53 derivava il nome u a pecore r e perciò lo chiamava " Balatinm, „ che altri lo derivavano da Palanzio moglie di Latino, ovvero, v. Varrone, l. c., cfr. anche Dionys. I, 14, da Palatium località del territorio Reatino. Polibio apd Dionys. I, 32, credeva che il nome fosse stato dato al colle da Pallante figlio di Ercole e nipote di Evandro. Tuttavia la tradizione che il Palatino fosse derivato dall'Arcadia finì per ottenere sanzione ufficiale, e l'arcadica città di Pallanzio ottenne con il tempo l'immunità dei tributi, v. Paus. VIII, 43, 1.
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (153/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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