Storia di Roma di Ettore Pais

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      ENEA ED I TROIANI, TURNO, MESENZIO.
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      matrimonio e l'alleanza degli Aborigeni e dei Troiani, i quali si sarebbero in seguito confusi sotto la comune denominazione di Latini, destarono l'ira e i timori dei popoli vicini. Turno ed i Rutuli, quindi gli Etruschi, guidati dal re Mesenzio, si sarebbero mossi contro Enea,il quale in una battaglia, in cui i suoi riuscirono superiori, sarebbe scomparso. Si pensò fosse diventato un dio, e il suo nome, come quello di una divinità epicorica, venne onorato sulle sponde del fiume Numicio (oggi Rio Torto) posto fra Lavinio ed Ardea. (') Ad Enea sarebbe succeduto il figlio Ascanio, nato secondo alcuni da
      è quella che accolgono Dionisio, I, 58 e Troco Pompeo, v. Ilst. XLI11,1,10, i quali del resto al pari di Livio, I, 2, fauno perire Latino pochi anni dopo in guerra. Molto più semplicemente invece il vecchio Catone apud Serv. ad Aen. I, 2G7, diceva: " Aeneam cum patre ad Italiani venisse et propter invasos agros contra Latinum Turnnmque pugnasse in quo proelio periit Latinus „ cfr. apud Serv. ad Aen. IV, 620; VI, 270. Le tradizioni posteriori (cfr. anche Strab. V, p. 229 C.), mirano evidentemente ad accrescere il numero degli anni.
      Secondo la fonte di Appiano, de reg. I, non Latino, ina il genero di costui Fauno dette la figlia Lavinia ad Enea. Infine, secondo tradizioni greche, Lavinio sarebbe stato detto così da Launa amante di Enea, figlia del ben noto Anios di Delo, v. Serv. ad Aen. III. 80, cfr. Dionisio, I, 59 che rende la leggenda più onorevole per Enea, ori//, geni. Hom. 9. Rispetto al colorito dato in seguito alla leggenda è il caso di rimandare a quanto abbiamo già notato sopra, p. 39.
      (') Sulle sponde del Numicio veniva certo in età storica adorato un nume fluviale, v. Arn'oh. I, 36; cfr. le pitture pubblicate dal Robert, Monum. d. In-stituto, LX, p. 334 sg. tav. X. Che questo dio detto Indigete fosse Enea non era universalmente ammesso. Dionisio, I, 64 extr. conosce una tradizione secondo la quale il tumulo che era sulle sponde del Numicio era dedicato non ad Enea bensì ad Anchise. È chiaro che con il passo di Dionisio vanno messi in rapporto quelli di Catone il vecchio, il quale, apd. Serv. ad Aen. I, 267, 570; III, 711; IV, 427 ; Hygin. f. 200 = fr. 9 Peter, asseriva che Anchise era morto in Italia, cfr. orig. gent. Rom. 11. Il concetto di far sparire nei fiumi le persone che si consideravano di poi divenute divinità è ovvio nell'antichità. Ciò fu ad esempio favoleggiato per il pugilatore Eutimo, un personaggio storico del secolo V, scomparso nelle onde del fiume Cecino presso Locri, del quale venne poi detto figlio; v. Paus. VI, 6, 4 (v. la mia memoria su Eutimo, Atakta, Pisa, 1891) e ciò si asseriva pure su Epidio Nucerino : " quem ferunt olim precipitatimi in fontem fluminis Sarni ; paulo post cum cornibus extitisse ac statini non coin-paruisse in numeroque deorum habitum Suet. de rhet. 4. Anche la fine di Romolo, come vedremo, è una duplicazione di quella di Enea. A torto il Prkller, roem. Mgtli. P, p. 95 considera tutto ciò come una caratterisca speciale degli dei indigeti romani.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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