Storia di Roma di Ettore Pais

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      15GCAP. II. - LE FONDAZIONI DI LAVINIO, ALBA, ItOMA.
      Un tale sospetto si estende, e con maggior ragione, ad altre notizie di età posteriore. Senza pericolo di cadere in affermazioni inesatte si può asserire clic allorquando Roma, vinto Annibale e Filippo il Macedone, alleata del re di Pergamo, fece chiaramente comprendere di essere destinata a raccogliere le redini del mondo, i vincitori non meno che i vinti non trascuravano con imposture storiche più o meno abili di proclamare i Romani successori di quei Troiani, già vinti dagli Achei e dagli antenati dei Macedoni. Non solo si scrissero genealogie e romanzi storici, i quali miravano a confermare le pretese della politica romana, ma si falsificarono opere a cui si volle dare l'impronta dell'antichità. Ne si tralasciò di adulterare passi di autori veramente antichi, i quali vennero così ad avvalorare i testi spuri di recente fabbricazione. Fra tali falsificazioni va annoverata quella storia troiana attribuita a Cefalone Gergizio, che, con maggiore o minor dose di buona fede, da Dionisio ò considerata come un autorevole ed antica scrittura la quale con fini politici fu invece composta da Egesianatte. (') E chi sa se un tale dubbio non si debba estendere anche ad altri autori citati da Dionisio, come ad es. a quel Damaste Sigeo ed alla compilazione delle sacerdotesse in Argo. Secondo tali autorità, suffragate da altri autori, di cui Dionisio non fa il nome, Enea sarebbe giunto in Italia dal paese dei Molossi insieme con Ulisse ed avrebbe dato alla Città il nome di Roma da
      (') Dion. Hal. 1, 49. Un altro curioso esempio di falsificazione ce lo porgono i versi dell'Iliade, XX, 307 sq. dove in luogo di: vuv li d>j Aìvelao plr, Tpcóeaoi àvagsi da alcuni per favorire i Romani, come apprendiamo da Stra-bone, XIII, p. 608 C, fu letto Aivccao yévog rcstvxeaaiv àvàjlst, versi che Dionisio, I, 53, porge bensì nella forma genuina, ma che spiega valendosi di cavilli. E poi appena necessario ricordare come sia frutto di falsificazione quanto su Enea dicevano i libri sibillini, che l'origine troiana dei Romani rammentavano dopo la battaglia di Canne. Su ciò v. il dotto libro del Diels, Sibyllinisehe Blaeller (Berlin, 1S90) che a ragione pensa alla parte che in tale falsificazione ebbe Fabio Pittore inviato a Delfo dopo quella disfatta, Liv. XXIII, 11, e ricorda la dedica di un tempio a Venere Ericina 217 a. C. per ordine dei libri Sibillini. Liv. XXII, 9, 7; XXIII, 31, 9. Dionisio. I, 49, parlando di tali oracoli sibillini che si riferivano all'arrivo di Enea e dei Troiani in Italia, osservava ò>v còx àv xig tbg sùzpszeiccg svsxa ouyxsiplvojv òr.spUoi. La critica storica deve naturalmente pensare il contrario.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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