Storia di Roma di Ettore Pais
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CAP. II. - LE FONDAZIONI DI LAVIKIO, ALBA. ROMA.
sarebbe stato da un cane, Telefo da una cerva, Ippotoo da una cavalla ; lo stesso Giove sarebbe stato nutrito da una capra o da una scrofa. (') Ilia ò resa madre, mentre va ad attingere acqua allo stesso modo della nauplia Aminone. 1 due Gemelli sarebbero stati esposti ed educati da pastori, come quasi tutti gli eponimi delle città sopra citate. Romolo e Remo vendicano ed anzi secondo alcune versioni liberano la madre, nò più nò meno come Anfione e Zeto, ovvero come Eolo e Beoto. Non mancano tradizioni le quali dicano che Romolo e Remo orano figli di Enea e di Dexitea figlia di Forbante, che ancora infanti, su di una navicella, sino alle sponde del Tevere erano stati spinti dalle onde marine; (') una storiella che è la duplicazione di quella famosa di Danae e di Perseo, la quale tu del resto localizzata tanto ad Ardea, (') quanto a Roma. (4) Non ci è dato di asserire con tutta certezza, quale fra questi molti e somiglianti miti, che ritroviamo a preferenza fra le città dell'Arcadia e dell'Acaia, sia stato presento a Diocle di Pepareto od alla fonte di lui. Tuttavia, considerando come la leggenda dell'albano Romolo Silvio o di Amulio l (duplicazione di Romolo fondatore di Roma), non è altra cosa che la localizzazione del l'eleo Salmoneo, si trova naturale pensare che anche la favolosa storia di llia o Rea Silvia e dei Gemelli non sia che il travestimento romano del mito di Tiro, figlia di Salmoneo, che sulle sponde del fiume Enipeo venne violata da Nettuno. Di Tiro sarebbero nati Neleo e Pelia; al primo fu nutrice una cagna, al
(') La capra «1 ì Amaltea è nota. Intorno alla scrofa nutrice del Giove Cretese, v. Agatii. Cyzic. apd Atiikn. IX, p. 375 f.= fr. 2 in M. FUG. IV, 2S9.
(*) Plut. Rom. 2, 5.
(3) Danae ad Ardea. v. Vero. Aen. VII, 409 sqq.; cfr. Sekv. ad Aen. VII, 372. Plin. XI/. Ili, 5C>. Sol. II, 5, p. 32 M. Sbrv. ad Aen. VII, 372.
(4) Skrv. ad Aen. Vili, 345. I figli di Danae sarebbero stati Argo ed Argeo. Argo sarebbe presto perito. Il mito era collegato con le cerimonie degli A igei e presuppone la formazione dell'altro, che due gemelli avessero mirato a fondare la città. Con questa forma del mito va collegata la leggenda di Aegesta e delle troiane inviate in Sicilia per essere uccise dalle liete, o per essere salvate secondo la forma più recente della versione, Sch. Li/coph. ad vv. 952, 9fi4. Dion. Hal. I, 52. Vero. Aen. V, 35 sqq., 711 sqq. Serv. ad Aen. I, 550; V, 30. È ovvio del resto pensare anche al culto della dea Matuta.
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (233/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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