Storia di Roma di Ettore Pais
1(212 CAP. II. - LE FONDAZIONI DI LAVIKIO, ALBA. ROMA.
dei coloni clic dall'Vili al V secolo popolarono la Sicilia e la Magna Grecia. (l)
Adattando a stirpe latina un mito greco, Diocle e i suoi seguaci naturalmente accettarono quei dati che ad essa rispondevano. Della gente battagliera, che sovra ogni altro onorava Mamers e che talvolta da lui si intitolò, il progenitore doveva essere Marte; ed alla cagna, alla cavalla, alla cerva era naturalo venisse sostituito il pico e la lupa, i sacri totem della gente latina. (') Romani invece sono altri elementi della leggenda, come il pastore Faustolo, che non ò che lo stesso dio Fauno, allo stesso modo che l'epiteto di Silvio e di Silvi, e quello del dio Silvano. Acca Larenzia, la moglie di lui, la nutrice dei gemelli, trasformata poi da un insipiente e presuntuoso razionalismo in una meretrice (lupa) vissuta ai tempi di Anco Marzio, ò una vetusta divinità, onorata ai piedi del Palatino, il cui culto si riconnette con quello della terra e del sole, con cui, come
(') Un mito arcadico, in tutto o per tutto identico a quello di Romolo e Remo, è quello di Filonome figlia di Nictimo, compagna di Artemide, che «la Ares ò resa madre di Licasto e Parrasio, da lei esposti nel monte Erimauto, che vengono nutriti da una lupa e poi raccolti dal pastore Tilifo. Tale racconto ò narrato dal Pseudo-Plutarco, parali, min. 36, sulla fede di Zopjko Bisanzio, e, per quel che pare, sull'autorità dello scrittore, che era noto a Giovanni Lido, de mens. p. 270 Hase. Disgraziatamento questo scrittore è perfettamente ignoto, v. Muellkr, ad FHG. IV, p. 533; Susejmiil, op. cit. p. 469, uè è escluso il sospetto che si sia qui imitata la leggenda romana.
Due gemelli del resto, Elato ed Afidante, figli di Arcade e di una ninfa amadriade, erano i capostipiti di tutti gli Arcadi, di già secondo Carone di Lampsaco, fr. 13, Mneller.
(*) Il pico personificato in Picus re di Lamento, era il to'em dei Piceni e di genti umbre, v. Tab. hj. V, B, 8 ed. Buecheler, p. 37. Esso è ricordato nella narrazione plutarchea Rom. 4, 7, cfr. de fori. Rom. 8. Se ciò derivi da Diocle, non è lecito decidere. Non lo rammentano Dionisio, Livio e la maggior parte degli scrittori non fa di esso parola; ma si ricordava certo negli annali latini di Fabio Pittore apd Non. s. v. picumtis p. 518, ove si diceva Martius. Il picus Martius e la lupa sono del pari collegate da Ovidio, fast. Ili, 37; 54, con il mito di Romolo e Remo.
Pico e lupo del resto non appaiono soltanto nel mito romano. Il pico figura anche nella leggenda arcadica di Fialone, così simile a quella di Romolo Paus. Vili, 12, 3. Rispetto al lupo va osservato, che figura nella storia di Gelone I e II.
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (235/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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