Storia di Roma di Ettore Pais

Pagina (235/656)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      1(212 CAP. II. - LE FONDAZIONI DI LAVIKIO, ALBA. ROMA.
      dei coloni clic dall'Vili al V secolo popolarono la Sicilia e la Magna Grecia. (l)
      Adattando a stirpe latina un mito greco, Diocle e i suoi seguaci naturalmente accettarono quei dati che ad essa rispondevano. Della gente battagliera, che sovra ogni altro onorava Mamers e che talvolta da lui si intitolò, il progenitore doveva essere Marte; ed alla cagna, alla cavalla, alla cerva era naturalo venisse sostituito il pico e la lupa, i sacri totem della gente latina. (') Romani invece sono altri elementi della leggenda, come il pastore Faustolo, che non ò che lo stesso dio Fauno, allo stesso modo che l'epiteto di Silvio e di Silvi, e quello del dio Silvano. Acca Larenzia, la moglie di lui, la nutrice dei gemelli, trasformata poi da un insipiente e presuntuoso razionalismo in una meretrice (lupa) vissuta ai tempi di Anco Marzio, ò una vetusta divinità, onorata ai piedi del Palatino, il cui culto si riconnette con quello della terra e del sole, con cui, come
      (') Un mito arcadico, in tutto o per tutto identico a quello di Romolo e Remo, è quello di Filonome figlia di Nictimo, compagna di Artemide, che «la Ares ò resa madre di Licasto e Parrasio, da lei esposti nel monte Erimauto, che vengono nutriti da una lupa e poi raccolti dal pastore Tilifo. Tale racconto ò narrato dal Pseudo-Plutarco, parali, min. 36, sulla fede di Zopjko Bisanzio, e, per quel che pare, sull'autorità dello scrittore, che era noto a Giovanni Lido, de mens. p. 270 Hase. Disgraziatamento questo scrittore è perfettamente ignoto, v. Muellkr, ad FHG. IV, p. 533; Susejmiil, op. cit. p. 469, uè è escluso il sospetto che si sia qui imitata la leggenda romana.
      Due gemelli del resto, Elato ed Afidante, figli di Arcade e di una ninfa amadriade, erano i capostipiti di tutti gli Arcadi, di già secondo Carone di Lampsaco, fr. 13, Mneller.
      (*) Il pico personificato in Picus re di Lamento, era il to'em dei Piceni e di genti umbre, v. Tab. hj. V, B, 8 ed. Buecheler, p. 37. Esso è ricordato nella narrazione plutarchea Rom. 4, 7, cfr. de fori. Rom. 8. Se ciò derivi da Diocle, non è lecito decidere. Non lo rammentano Dionisio, Livio e la maggior parte degli scrittori non fa di esso parola; ma si ricordava certo negli annali latini di Fabio Pittore apd Non. s. v. picumtis p. 518, ove si diceva Martius. Il picus Martius e la lupa sono del pari collegate da Ovidio, fast. Ili, 37; 54, con il mito di Romolo e Remo.
      Pico e lupo del resto non appaiono soltanto nel mito romano. Il pico figura anche nella leggenda arcadica di Fialone, così simile a quella di Romolo Paus. Vili, 12, 3. Rispetto al lupo va osservato, che figura nella storia di Gelone I e II.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

Pagina (235/656)




da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




Vili Sicilia Magna Grecia Diocle Mamers Marte Romani Faustolo Fauno Silvio Silvi Silvano Larenzia Anco Marzio Palatino Romolo Remo Filonome Nictimo Artemide Ares Licasto Parrasio Erimauto Tilifo Pseudo-Plutarco Zopjko Bisanzio Giovanni Lido Hase Susejmiil Elato Afidante Arcade Arcadi Carone Lampsaco Mneller Picus Lamento Piceni Rom Diocle Dionisio Livio Fabio Pittore Martius Martius Ovidio Romolo Remo Fialone Romolo Paus Gelone I Acca Plutarco Tab Rom Ili Vili Rispetto