Storia di Roma di Ettore Pais
CONCORDANZA NELLE LINEE FONDAMENTALI DELLA LEGGENDA. 227
la quale vennero esposti i fatti posteriori; ma ciò si spiega facilmente con la maggiore scioltezza di lingua degli storici greci, che, seguendo la moda storica del secolo IV, posero forse maggior cura nel narrare la y.ii'ac;, anziché il resto delle oscure vicende della città latina. (')
All'attività degli scrittori romani non venne precluso ogni campo. Essi cercarono, e talora vi riuscirono, di dare veste e carattere maggiormente nazionale alle leggende escogitate più spesso dai loro nemici che dai loro ammiratori. Nelle storie degli annalisti dell'età posteriore a Fabio, come nelle ricerche erudite dei Romani dell'età sillana o cesariana, si mira a meglio spiegare qualche particolare, a togliere ciò che appariva assurdo e a dare un maggiore sviluppo al razionalismo del quale lo stesso Ennio, l'autore dell' " Evemero, „ era un cospicuo rappresentante. (•') In tali età senza dubbio si dette maggiore importanza ai monumenti, e con essi si credette risolvere ed accrescere la storia tramandata dagli scrittori precedenti. (3) L'intensità sempre più crescente delle relazioni con la Grecia e l'Oriente trasformò man mano il mito di
(') La tendenza alla diffusa narrazione delle xxfostg da parte degli storici greci ilei secolo IV, è facile riconoscere nei frammenti di essi a noi pervenuti.
(*) Da Dionisio, I, 79, risulta in modo evidente che la spiegazione razionalistica della lupa in La re n zi a, la quale * vulgato corpore „ sarebbe stata detta lupa v. ad es. Liv. I, 4, 7, era data da scrittori posteriori a Fabio. Ciò non apparirebbe invece da Plutarco, Rom. 4, che i dati della tradizione dioclea o fabiana mescola con quelli di età posteriore e con considerazioni personali. Non fosse altro che per motivi estetici Ennio, pur essendo rispetto a ciò un razionalista, accolse la leggenda della fiera che allattò i gemelli, v. apd Skrv. ad Aen. VIII, 630. Charis. p. 12S K. Non. p. 378, 18. Da Macrob. I. 10, 16 non si ricava niente affatto che Catone accettasse la tradizione che Acca Larenzia identificava con la lupa, ma si vede chiaramente che egli accettava l'altra secondo cui Acca Larenzia era una meretrice.
(') Agatocle Ciziceno apd E est. s. v. Romani, p. 269 M, collega il tempio della fede sul Palatino con il figlio di Enea. Monumenti sono citati da Dionisio a proposito dell'ara della Vittoria del tempo di Evandro. I, 32, dell'ara massima innalzata da Ercole I, 40, delle statile di bronzo nel foro di Lavinio, l, 59, che reputava antichissime, delle rovine del palazzo di Amulio I, visibili nel fondo del lago Albano cfr. Dioj>. VII, 5, 11. della grotta della lupa, della capanna di Romolo, I, 79. Dionisio, I, 32, rifiuta anzi una tradizione di Polibio circa Pallante
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (250/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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