Storia di Roma di Ettore Pais
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CAI'. III. - I SETTE HE DI ROMA.
che divisi in curie l'avrebbero tenuto cinque giorni per uno. (') Il malcontento nato in seguito all'esser cresciuto il numero «li coloro che sarebbero stati chiamati ad esercitare l'autorità regia, avrebbe ben presto obbligati i senatori ad accordare alla plebe il ritorno all'impero di un solo re. (*) Fra i senatori stessi v'era discordia; i Sabini avrebbero scelto uno dei loro, Veleso; gli antichi romani avrebbero preferito Proculo. Si convenne di chiamare un estraneo. Gli stessi Veleso e Proculo recatisi a Curi invitarono a succedere al trono Ninna Pompilio, che aveva sposato Tazia, l'unica liglia del re Tito Tazio. (') Questi amante della vita solitaria e dedito a speculazioni religiose e filosofiche (la più antica tradizione a dispetto della cronologia lo faceva addirittura scolare di Pitagora), era alieno dal-l'accettare e non si arrese se non a malincuore. (4)
(') I senatori sono cento secondo la versione accolta da Livio, I, 17, 5, duecento secondo quella di Dionisio, II. 57, centocinquanta secondo Plutarco, Xuma, 2, in opposizione a se stesso, dacché nella vita di Romolo, 20, fa salireil senato u 200 membri dopo l'alleanza con Tito Tazio.
(2) Livio, 1, 17, parla di concessioni fatte dal senato alla plebe, che vinta dal beneficio, lascia a quello il decretare chi debba regnare a Roma. Sono particolari (cfr. Dion. Hal. 11, 57 sq. Plut. Xum. 3) escogitati in epoca tarda per trovare la genesi della regolare divisione dei poteri fra la plebe e la putrititi a net or itaj».
(•') Proculo e Veleso sono rammentati da Plutarco, Numa, 5, che ricorda anche quei Vettio, ib. 6, interré, sotto cui si fece l'elezione di Numa, cfr. le monete di T. Vettius Sabinus monetario del 1° secolo a. C., Rabklon, monti, d. I. rep. rom. II, p. 531.
(4) Cic. d. r. p. 11, 15, 28, fa supporre che al tempo di Scipione Emiliano fosse 14 imi hominum inveteratus error, „ il fare Numa discepolo di Pitagora. Nell'età di Livio ci voleva ormai poca dottrina a confutare l'errore; eppure tanto Livio, I, 1S, cfr. XL, 21. 8, quanto Dionisio, 11,59, reputavano necessario rompere ancora una lancia contro esso; anche Diodoro, Vili, fr. 14, non si «astiene dal riferire questa vecchia credenza. Plutarco, Xum. 1, accenna all'opinione di coloro che reputavano Numa avesse avuto relazione non già con il filosofo di Crotone, ma bensì con un Pitagora spartano vincitore nei giuochi olimpici nell'Olimpiade 16 (716 a. C.), nel terzo anno del regno di Ninna; ma si trovò medicina peggiore del male. Dionisio, I. c., alludendo a questa congettura, che in contraddizione con se stesso accetta, II, 58 extr., dice che Numa fu fatto re uel-l'anno terzo dell'OI. 16 in cui aveva vinto lo stadio il lacone Pitagora: sì jiVJ xig scsa Il-iO'xyópxv sxspcv ózod-^oexa'. rpò xoò lajrlc-o ysycviy»'. ;:y.'.5s,j":rJ7 aoyiag, aovSiixpi'.Jjsv i Xò,ia£. tvjxo V oùv. o!?' òr.w: ifa*. S'jvx'.xo
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (263/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
Fra Sabini Veleso Proculo Veleso Proculo Curi Ninna Pompilio Tazia Tito Tazio Pitagora Livio Dionisio Plutarco Xuma Romolo Tito Tazio Livio Roma Proculo Veleso Plutarco Numa Vettio Numa Vettius Sabinus Rabklon Cic Scipione Emiliano Numa Pitagora Livio Livio Dionisio Diodoro Vili Xum Numa Crotone Pitagora Olimpiade Ninna Numa Pitagora Il-iO Siixpi Jjsv Dion Hal Plut Xum Plutarco Dionisio
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