Storia di Roma di Ettore Pais
LE ISTITUZIONI RELIGIOSE DI NUMA.
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A Numa si ascriveva, se non tutte, la massima parte delle leggi inspirate alla filosofia pitagorica, die regolavano il rapporto degli uomini verso gli dei, quelle relative al rito dei sacrifìci, non meno delle altre che trattavano del diritto domestico o civile. Egli avrebbe diviso la cittadinanza nei varii collegi degli artefici, vale a dire dei tibicini, degli orefici, dei fabbri, dei legnaiuoli, dei cuoiai, dei tintori, degli architetti. (') E fra le molte istituzioni attribuite al re romano merita speciale menzione la riforma del calendario. Romolo ignaro di cose sacre e celesti, secondo la maggior parte degli antichi scrittori, non avrebbe saputo dividere razionalmente l'anno, non avrebbe tenuto conto delle fasi della luna, queste non avrebbe cercato mettere in accordo con il corso solare; il suo anno sarebbe stato di dieci mesi. Numa non solo avrebbe aggiunto i due mesi che mancavano, ma con l'intercalazione avrebbe cercato di ottenere che in un ciclo di diciannove anni il corso solare e le fasi della luna corrispondessero esattamente. (') Dopo quarantatre anni di regno, a differenza di Romolo che, come la maggior parte dei re romani, sarebbe perito di morte violenta, Ninna avrebbe terminato per malattia la sua vita. 11 suo corpo sarebbe stato seppellito alle radici del Gianicolo, dove nel 181 a. C. i Romani credettero di aver ritrovato in un'arca la sua tomba, in un'altra i suoi scritti dettati in latino ed in greco ed ispirati alla filosofia pitagorica. (3)
(l) Sui collegi di Numa, Plin. MI. XXXIV, 1; XXXV, 159; cfr. Plut. Nwn. 17; q. Rom. 55.
(8) L'indicazione intorno ai mesi intercalari che 14 vicesimo quoque anno , compievano un ciclo, si trova in Livio, I, 19. 6. L'intercalazione di Numa e l'aggiunta di due mesi finirono per diventare un dato della tradizione comune, v. ad es. Cic. de ley. II, 12, 29. Plct. Xum. 18. Macrob. 1, 13. Tuttavia vediamo come lunio Giacca no attribuisse a Servio Tullio l'intercalazione e Licinio Macro a Romulo, v. Macrob. I, 13, 20. Da Censorino, d.d. n. 20, 2, apprendiamo però, che di già Fulvio Nobiliore, il più antico illustratore dei fasti, faceva menzione di Numa, ed è lecito pensare che ciò facesse il suo amico Ennio, v. Cbns. 19, 3, cfr. al cap. prec. p. 42, n. 3, il quale del resto discorreva distesamente delle istituzioni religiose di Numa, v. ad es. apd Varr. d.l. L. VII, 23; Marc. Capp. I, 42. Apcl. de deo. Socr. 2.
(3) Cass. Heji. Calpurn. Pis. Val. Ant. Iuk. Tudit. apd Plin. XII. XIII,
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (266/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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