Storia di Roma di Ettore Pais

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      ANCO MARZIO. TARQUINIO PRISCO.
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      Ad Anco avrebbero dovuto o potuto succedere i figli di lui; salì invece sul trono un forestiero venuto dall'etnisca Tarquini. Si narrava infatti che allorquando Cipselo rovesciò a Corinto l'oligarchia dei Bacchiadi, uno di costoro per nome Demarato, che era consueto per ragione di commercio venire in Etruria, abbandonata la patria si stabili nella potente città di Tarquini, dove avrebbe tolto in moglie una donna del paese. Le sue ricchezze e il suo lignaggio, unito alla nobiltà della moglie, 11011 sarebbero stati sufficienti a far sì che egli forestiero ed esule conquistasse una posizione politica nella nuova sede. Sicché morto lui, uno dei due suoi figli di nome Lucumone (l'altro per nome Arunte sarebbe morto innanzi, lasciando la moglie gravida di Egerio) avrebbe deciso di venire a fissarsi con la sua donna, di nome Tanaquilla, a Roma. Quivi infatti i forestieri venivano bene accolti. La leggenda si soffermava a raccontare il prodigio di un'aquila che avrebbe presagito a lui, giunto sul Gianicolo, la fortuna che l'attendeva nella nuova sede e parlava di Tanaquilla esperta nell'arte di interpretare i segni celesti. Nella città, che egli sceglieva come patria, il suo ingegno, la sua sapienza, le molte sostanze lo avrebbero ben presto reso gradito ai cittadini e gli avrebbero guadagnato persino l'animo del re Marcio. Questi l'avrebbe accolto in casa sua e a lui avrebbe affidato i più importanti uffici in tempo di guerra; nulla avrebbe fatto senza il consiglio suo; infine lo avrebbe creato tutore dei figli. Lucunione, cheXH. XXXI, SO * Ancus Marcius rex salis moilios VI in conciario dedit populis et salinas primus instituit „. La notizia delle saline è del resto strettamente eollegata con la fondazione di Ostia, della quale fa concordemente menzione l'antichità. Fra le fonti più antiche vanno ricordate quelle di Cic. Strab. V, p. 232 C; cfr. Liv. I, 33. Dion. Hal. Ili, 44. Le Qui riti uni fossae da Festo, p. 254, s. v., vengono riferite non solo a quelle che circondavano la città, ma anche ad Ostia. L'autore de rir. ili. 8, riferisce invece questo nome alla cloaca massima, che avrebbe fatto fare il Superbo. Del carcere parlano Livio, I, 33 e l'autore, de tir. ili. 5.
      Dei doni fatti da Anco alla plebe discorre il Chron. a. 354 (Scf.t. rei. Reiff. p. 319). Se nelle parole di Paolo, ep. Fest. p. 19 M s. v.: 6 Aneillae dictae ad Anco Martio rege, quod is bello magnimi feminarum numerimi ceperit ci sia traccia di etimologie fatte da un antico annalista, ovvero si debba vedere solo la tarda speculazione di un grammatico, non sappiamo.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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