Storia di Roma di Ettore Pais
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CAI». III. - 1 SETTE UE DI ROMA.
rava la cjuiris di Quirino, le " liastae „ di J\Iarte (custodite nella regia sul l'oro), e 1' " basta „ di Romolo, clic venne poi trasformata nel fico Ruminale. (')
La leggenda di Cluilio, degli Orazi e dei Curiazì hanno per contenuto una questione di contini, e vanno quindi messe a fianco di quelle simili che si trovano di frequente presso altri popoli. Così la storia spartana serbava memoria di una lotta sostenuta da trecento Spartani contro altrettanti Argivi per il possesso della limitrofa Tirea. Nella tenzone sarebbe sopravvissuto lo spartano Otriade che, vergognandosene, si sarebbe ucciso. (*) Anche i Cartaginesi raccontavano la bella, e patriotica leggenda dei fratelli Fileni, che per ottenere più ampio territorio verso i confinanti Cirenei, avrebbero sacrificata la vita. (8) Infine gli Arcadi, parrebbero aver serbato una storia identica a proposito di una guerra fra i Tegeati ed i Feneati. Da questa si direbbero anzi a primo aspetto copiati vari particolari del racconto romano. Ma la tarda età, il dubbio valoreaùxó/^tov, è naturale pensare che anche in questo caso da parte dell'autore greco vi sia un malinteso della lingua latina. Forse le parole 5vop.axa sòiccapidùv vogliali dire i nomi: dei " patres, „ ossia dei cittadini delle antiche curie, e ciò tornerebbe al caso a conferma di quanto abbiamo osservato. Sul pseudo patriciato degli Orazi e dei Curia/i dirò a sno luogo.
(') Sull'asta onorata essa stessa come Marte v. Aunob, VI, li, p. 125. Le aste di Marte sono ricordate spesso, come è noto, nell'indicazione dei prodigi romani espiati, v. ad es. Iul. Obs. 6; 36; 44; 47; 50. Gkll. XA. IV, G, 1. Che l'asta di Marte fosse adorata anche a Preneste ricaviamo da Livio, XXIV, 10, 10. Sull'asta che Romolo avrebbe gettata dal Palatino nell'Aventino e che quivi sarebbe diventata albero, favoleggiava già Knnio apd Skrv. Ili, 4G; cfr. Plut. Rom. 20, da cui apprendiamo che era adorata come aytiótaTov. Tutto considerato il Giove Tigillo ed il Giove Ruminio, che davano materia di tante discussioni a s. Agostino ed alla sua fonte (Vairone) <1. c. d. VII, 11, non erano che una cosa sola, ossia l'asta. Questo rito non è in modo particolare romano, latino o greco, ma comune a tutta l'antichità. Mi basti ricordare gli Sciti, v. ad es. Herodot. IV, 62, e far osservare che gli obelischi dell'oracolo di Trofonio, Paus. IX, 39, 9, ricompaiono tanto fra i Sardi (v. i monumenti da me illustrati), quanto fra gli Iberi, v. Aristot. polit. VII, 2, 2. lu quanta parte il rispetto della nostra bandiera è un avanzo del culto dell'basta?
(*) Herodot. 1, S2.
C) Sall. hit/. 79. Un'altra curiosa leggenda di confini vedi a proposito di Pari e Lampsaceni, Char. fr. 10 M. l'JIG. I, p. 35.
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (325/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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