Storia di Roma di Ettore Pais
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CAI». III. - I SETTE HE DI ROMA.
le imprese di Marcio Rutilo, il quale verso il 357 a. C. vinse i Tar-quiniensi che avevano invaso il territorio romano e le saline. (J) Allo stesso modo ebbero presente la conduttura dell'acqua Marcia fatta da Marcio Rex nell'anno 145 a. C., coloro i quali asserivano che essa fosse stato compiuta per la prima volta dal nostro re. (;) Gli annalisti romani del resto procedevano con quella stessa libertà con la quale i Tebani avevano favoleggiato sull'acquedotto fatto da Cadmo. (3) Da tutto ciò parrebbe lecito ricavare che la gente plebea dei Marcì, la quale credeva discendere da Numa e da Anco, abbia modificato la figura del re Anco Marcio, che da pio e dedito ai sacri culti, venne trasformato in 1111 principe guerriero, come certo fu quel Marcio Rutilo, primo dittatore 0 censore di sua gente, uno dei più chiari capitani e popolari uomini politici del secolo IV a. C. (4)
(') Liv. VII, 17, 6, cfr. 19 ad a. 353 a. C. Le vicende dei due anni come vedremo nel cap. VI, paiono essere duplicazioni di uno solo.
(*) Plin. NJI. XXXI, 41: " durissima aqnarum omnium in foto orbe fri-goris salubritatisque palma praecouio urbis Marcia est inter reliqua de uni miniera urbi tributa. . . primus eam in urbeni ducere auspicatus est Ancus Marcius unus e regibus, postea Q. Marcius rex in praetura cet Con le pretese dei Marcì Rutili e Philippi (sull'identità della gens v. ad es. Plut. Cor. 1) si collega e spiega la curiosa notizia del Ciiron. a. 354 (Subt. rei. p. 319 Reiff.) " Marcius Philippus regnavit ami. XXIII. cong. dedit assem seniissetn et militibus donati vum dipoudiiuiì semissem. Ostiam coloniali) condidit „.
(3) Hkracl. Crit. [vulgo Dicaearch. Mess.) 12 in M. FHG. Il, p. 25S.
(4) Ciò e attestato dalle genealogie riferite da Plutarco, Num. 9; 21, dalla leggenda di Coriolano (v. Plut. Cor. I; cfr. nel cap. sg.), da altri passi Sukt. die. lui. 6. Ovid. fast. VI, 803, infine dalle monete dei Marcì Censorini, discendenti dal celebre Marcio Rutilo del IV secolo, le quali vengono ornate delle teste di Numa e di Anco, v. Babklon, mona. d. I. rép. rom. Il, p. 191.
Dal racconto di Livio, XLII, 39, 5, ad a. 171 a. C. si ricava che i Marci Philippi avevano di già preso il cognome di Rex. Se poi ciò sia sorto iu seguito ai diritti di ospitalità contratti con il re di Macedonia, come lascia supporre il racconto liviauo e come avvenne per un Emilio Lepido, o per effetto della carica di rex sacrorum conseguita da uno dei Marci, non ò facile decidere. Quest'ultima ipotesi si raccomanderebbe per il fatto che i Marcì Rutili assunsero il cognome di Censorinus in seguito alla dignità censoria ottenuta da uno di essi, v. Fast. Cap. ad a. 265 a. C.; cfr. Val. Max. IV, 1, 3. I Marci, che furono i primi plebei a conseguire alcuni dei più alti onori curuli, ossia la dittatura e la censura, furono pure i primi che per virtù della legge Ogulnia nel 300 a. C. coprirono il pontificato e l'augurato, Liv. X, 9, I. Un Marcius " rex sacrorum „
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (331/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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