Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAI». III. - I SETTE HE DI ROMA.
      la cavalleria era strettamente connesso. (1) La cavalleria detta Tarantina esercitò realmente, come vedremo a suo luogo, la sua efficacia sull'ordinamento della cavalleria sannita e romana, ma è chiaro che gli annalisti romani riferivano a Roma al G70 circa a. €., ciò che a Taranto, fondata verso il 710 a. C., ed in generale nelle colonie greche non conseguì un notevole sviluppo che in età di molto posteriore. (') L'imitazione degli ordinamenti equestri dei Greci non può risalire nella ipotesi più favorevole al di là del principio del V secolo, quella della cavalleria tarantina cade molto probabilmente nel secolo IV, ossia al tempo di Appio Claudio Cieco e della censura di Q. Fabio Massimo (a. 304 a. C.), durante la quale venne istituita la " transvectio equitum „ in onore di Castore e Polluce. (3)
      (') Gran. Licin. XXVI, 13, p. 5 Homi " veruni de equitibus 11011 oinittaui, qitos Tarqniniiis duplicavit ita ut priores equites binos equos in proelium duce-rent .. . Castori» et Pollucis simulacra . . . equos habent nullos . . . Spartiatae APXIAA- et quidam ilrrr.ouz eos dicebant alii xaXX'.TCTioo;. Appellati flexun-tes etc. fl; cfr. Paul. ep. Fest. p. 221, s. v. paribus equis. I'lin. XH. XXXIII, 35. Su Castore e la cavalleria romana, v. Hyo. fab. SO (v. qui sotto n. 3). Cfr. anche Ijiv. XXXV 28 sq. Poll. onom. 10, 131. Aicl. taci. 45.
      (*) Le notizie relative allo sviluppo della cavalleria italiota e siceliota darò nel secondo e terzo volume della Storia d. Sicilia e d. M. Grecia. Qui mi basti solo far notare che al tempo di Panezio di Leontini, verso il 60S a. C., abbiamo ancora i cocchi e gli aurighi, Polyabn. V, 47, e che la famosa cavalleria di cui Gela fa pompa nelle sue monete del secolo V. non fiori prima del terribile tiranno Ippocrate, che con essa, secondo ogni probabilità, sgominò gli stati rivali, cfr. Polyakn. V, 6.
      Alla celerità della cavalleria tarantina accenna di già la notizia di Dio-doro, XI, 52, a proposito della celere fuga dei Tarantini dopo la sconfitta ricevuta dagli Iapigi verso il 473 a. C.; notizia di cui credo avere dato la spiegazione nella memoria, l'alleanza di Taranto e Reggio, (nei miei Atakta, Pisa, 1S91). Tuttavia dei celebri ordinamenti dei desultores Tarantini non si cominciò a parlare prima del secolo IV, ossia di Archita. Anche le monete, v. Head, hi st. num. p. 46, mostrano come la cavalleria tarantina non fiori prima del V secolo. La celebre cavalleria Campana sorse, come è noto, sul finire nel secolo V.
      (3) Liv. IX, 46, extr. Val. Max. II, 2, 9. I desultores, clic vediamo nelle monete dei Marci, degli lulì, Hauelon, op. cit. II, p. 28, sg. 191, cfr. Suet. Caes. 39, hanno il pileo, ossia il berretto dei Dioscuri, gli elmi tarantini (di cui nel museo di Lecce ho visto esempi fittili, ossia elmi mortuari). Ksso compare ancora nelle monete del IV secolo di Suessa Aurunca v. Head, histor. mini. p. 35, cfr. Hyo. fai. 80, p. S2 Sch., dove parlandosi di Castore si conchiude " uiide etiam Ro-


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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