Storia di Roma di Ettore Pais
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CAI». III. - I SETTE HE DI ROMA.
altro clic la stessa dea Fortuna, la quale, secondo gli antichi, era l'amante di Servio Tullio e soleva visitarlo per quella porta che era detta Feneslella. (') Gli scrittori antichi porgevano molte e particolari notizie intorno ai rapporti della Fortuna con il re romano, (-) e si diceva che costui appunto per ciò avesse eretto vari templi a questa divinità. Ancora ad epoca tarda, ossia sino al principio dell'impero, si parlava di una toga di stile arcaico che aveva coperto la statua di Servio Tullio nel tempio della Fortuna Vergine; anzi, da coloro che discorrevano del favore accordato da Tanaquilla a Servio, si aggiungeva che la veste che copriva tale statua, era stata fatta dalla moglie di Tarquinio Prisco. (n) 11 che vuol dire che Tanaquilla fu fatta autrice della usanza per cui le vergini romane facevano dono delle " togulae „ alla Fortuna Vergine. (4)
Da ciò risulta assai chiaramente che Tanaquilla, la divinità che sotto il nome di Gaia Cecilia era adorata nel Quirinale, venne fusa e confusa con la dea Fortuna che aveva il tempio sul colle Velia e nel foro Bovario, alla stessa maniera che, come già dicemmo, l'etrusco eroe Mastarna fu identificato con il romano Servio Tullio. Gaia Cecilia, la saggia e buona matrona intenta alle cure domestiche, al lanifìcio, patrona delle partorienti, è una divinità
(') Che la fcnestra, per la quale gli autori antichi fauno discorrere Tanaquilla nell'atto di raccomandare al popolo Servio Tullio (v. ad es, Liv. I, 41,4, Dion. Hal. IV, 5) non fosse altro che la porta Fcnestclla presso la porta Mu-gionia, dove aveva la reggia Tarquinio, non notano, per quel che vedo, i commentatori di Livio, ma è dato ricavare da Ovidio, fast. VI, 575 sqq. " arsit enim magno correpta cnpidine regis (i. e. Fortuna) , caeca in hoc uno non fuit illa viro , nocte donni in parva solita est intrare fcnestra , nude Fcnestellac nomina porta tenet „. E ciò aveva già sospettato Plutarco, q. Jlom. 36. Da Macrob. Ili, 12, 8, si apprende che Antonius Giiipho disputava " quid sit festra, „ parola già usata da Ennio, e la interpretava * ostiuni uiinusculum in sacrario, „ cfr. Plac. gloss. s. v.
(-') Su Servio e la Fortuna v. Varr. <1. l. L. VI, 17 e apd Non. p. 189 s. v. undulntam. Ovid. fast. VI, 575 sqq. Plin. Vili, 194, XXXVI, 163. Plut. q. Rom. 36; 74; de fori. Rom. 10, cfr. C1L. VI, 8706 dove si ricorda un u aedi-tuus aedis Fortunae Tullianae „.
(') Plin. Vili, 194. Varr. apd Non. 189. Ovid. Fast. VI, 579 sq.
(4) Arnob. II, 67: " puellarum togulas Fortunam defertis ad Virginalem, , cfr. Plin. XH. Vili, 194, v. s. sopra p. 327, u. 1.
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (351/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
Fortuna Servio Tullio Feneslella Fortuna Servio Tullio Fortuna Vergine Tanaquilla Servio Tarquinio Prisco Tanaquilla Fortuna Vergine Tanaquilla Gaia Cecilia Quirinale Fortuna Velia Bovario Mastarna Servio Tullio Cecilia Tanaquilla Servio Tullio Liv Dion Fcnestclla Mu-gionia Tarquinio Livio Ovidio Fcnestellac Plutarco Macrob Antonius Giiipho Ennio Su Servio Fortuna Fortunae Tullianae Plin Arnob Fortunam Virginalem Hal Fortuna Ili Varr Ovid Plin Vili Plut Rom Rom Varr Ovid Fast Plin Vili
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