Storia di Roma di Ettore Pais

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      aristosseno e gli scrittori tarantini sino ad ennio. 387
      cause, come tosto vedremo, suggerirono il racconto ufficiale secondo il quale l'efesio Ermodoro venne fatto legislatore dei Romani. (l) Che se nel 181 a. C., al tempo in cui Ennio diffondeva i semi della cultura greca, e particolarmente della tarantina, il senato romano fece bruciare i libri di Numa, che si dissero scoperti nel Gianicolo, ciò non dimostra che si fosse alieni dal l'accogliere dottrine forestiere, e tanto meno che i magistrati si scandalizzassero della impudente mistificazione. Ciò prova soltanto che le dottrine filosofiche contenute in quella falsificazione oltrepassavano di troppo il limite sino al quale poteva giungere l'intelligenza e lo spirito conservatore della maggioranza degli uomini politici, che componevano il senato. La civiltà di Taranto e delle città italiote aveva certo generato la credenza che Numa fosse stato discepolo di Pitagora; questa leggenda era sorta di buon'ora, prima ancora del secolo III, ed è chiaro che essa, nella sostanza, fa capo a quello stesso Aristosseno di Taranto, che aveva favoleggiato intorno ai Romani, i quali avrebbero uditi gli insegnamenti del filosofo di Samo. (¦)
      Accanto all'efficacia di Taranto abbiamo quella delle città sice-liote, che avemmo già occasione di notare a proposito della teoria se-
      noto. Occorre poi appena ricordare che la leggenda dei Lucani, allievi di Pitagora, sorse per ragioni analoghe a quelle per cui i Tarantini finsero che i Sanniti Intanati fossero loro parenti v. s. 385, n. 1. La ragione di ciò va cercata nel fatto che le città della Magna Grecia sulle coste dell' Ionio, dopo il secolo V, avevano accolto i Lucani invasori, così come i monumenti ed i testi degli autori provano che a Napoli una parte della cittadinanza era costituita da Sanniti, v. oltre nel cap. Vili.
      (') V. al cap. sg.
      (') Con ciò sta pure in relazione il fatto che Cicerone, d. r. p. II, 15, 28 fa dire da Manilio (nel 129 a. C.) che la storia delle relazioni di Numa con Pitagora sono un * hominum inveteratus error „ e che questa tradizione urtava con i calcoli cronologici greci Cic. /. c. Liv. I, 18; Dion. Hai.. II, 59, di cui si cominciò a tener conto con Catone, v. s. p. 197.
      Anche il ciclo dei 19 anni, di cui a proposito di Numa parla Livio, I, 19, 6, pare sia quello di Metone (433 a. C.), che solo più tardi ottenne sanzione ufficiale in Atene. Ciò, affermato da A. Mommsen, negato da Th. Mommsen, è riammesso da alcuni cronografi moderni, ad es. dall'Unger, Zcitrechnuny etc. p. 788. Questo ciclo come altri dati relativi al calendario, possono spiegarsi con l'efficacia che il tarantino Ennio ehhe sul suo protettore Fulvio Nobiliore, il console del 189 a. C., il primo redattore dei fasti v. s. p. 43.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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