Storia di Roma di Ettore Pais

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      LA CONGIURA DEI TARQUINÌ. ABDICAZIONE DI COLLATINO. 411
      sotto l'antico signore. Non venne ascoltata tale preghiera; si sarebbe però deliberato di discutere intorno alla opportunità di restituire ai Tarquini le private fortune, e gli ambasciatori avrebbero saputo trarre partito dalla loro dimora per adescare l'animo di alcuni nobili ad una congiura. Frinii a desiderare l'antico govorno ed a compromettersi con lettere dirette al Superbo sarebbero stati Tito e Tiberio, figli dello stesso Bruto, Marco e Manio Vitelli, fratelli della moglie di lui, e gli Aquilì, figli della sorella di Collatino, che una versione favorevole ai Valeri anziché giovani dissoluti presenta quali senatori. (') Scoperta la trama per opera di un servo, al quale più tardi, accordata la libertà, fu dato il nome di Vindicio, Bruto con nuovo e grande esempio di patriotismo, senza manifestare sensi di pietà, fece uccidere sotto i suoi occhi i propri figli. (*) Collatino avrebbe dovuto permettere che la stessa pena colpisse i suoi affini. La debolezza da lui manifestata in tale occasione, accanto ad altre ragioni, avrebbe indotto Bruto a dubitare della fedo del collega e a invitarlo a dimettersi. Di mal animo, per evitare di essere rimosso dalla carica della volontà altrui, Collatino si decise a rinunziare al consolato. Lo sposo della pudica Lucrezia, dopo avere accettato un compenso di venti talenti, ai quali il generoso e ricco Iunio Bruto di suo ne aggiunse cinque, si recò esule a Lavinio, (') e
      (') .Sono senatori, secondo la fonte di Plutarco, Popi. 3. Tralascio, perchè non hanno valore di sorta, i molti e diversi particolari del conio la congiura fu scoperta, e che si leggono sopratutto in Dionisio e Plutarco. Noto solo, senza darvi peso, che la casa degli Aquilì detta Ojcsp^jaog xaì oxotwSPlut. Popi. 4, 2. fa ricordare che aquilns in latino significa scuro.
      (*) Questa versione era già accolta da Poliijio, VI, 54. vale a dire era già stata raccontata dai più antichi annalisti, che sono ivi fonte di lui. Se in Livio, li, 5, 9, si dica che il padre mostrò o no senso di pietà paterna, e se si deliba leggere " eminente B ovvero * non eminente animo patrio, „ dubito si possa risolvere. Preferirei leggere " non eminente „.
      (J) Riferisco anche qui la versione di Dionisio, V, 5 sq. seguita da Plutarco, Popi. 7. Secondo Livio, li, 2, Bruto induce Collatino ad abdicare prima ancora che vengano gli ambasciatori dei Tarquini. Se egli segua una fonte diversa ovvero commetta una inesattezza, non oserei decidere. Certo ò che nella storia della abdicazione presso lui, come presso Dionisio, V, 11, ha parte Sp. Lucrezio il padre di Lucrezia. In generale presso Livio, come Plutarco, e Cic. d.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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