Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAP. IV. - DALLA CACCIATA DEI HE ETC.
      gonia, avesse rappresentato Clelia, ovvero Valeria. E per ingentilire la figura dell'ardita donzella si diceva che Larte Porsenna meravigliato di tanto valore le avesse lasciato libera scelta di ricondurre seco alcuni degli ostaggi, e che la pudica Clelia avesse preferito i giovanetti. (!) Le armi etnische, lasciata in pace Roma, si sarebbero volte contro le città vicine. Arunte, il figlio di Porsenna, mosse contro gli Aricini, i quali sarebbero stati superati; ma gli aiuti dei Curnani, guidati da Aristodemo ]\lalaco, misero in fuga gli Etruschi. Lo stesso Arunte, cadde in battaglia, ed i fuggiaschi trovarono benevola ospitalità a Roma. Parecchi anzi fra gli Etruschi, invece di tornare in patria, preferirono rimanere nella Città, e da essi avrebbe avuto nome quel " vico dei Tuschi, „ che dal Foro conduceva
      (') Secondo la versione comune è il popolo romano che onora Clelia con una statua equestre, Liv. II, 13 extr. Dion. Hal. V, 35, e lo stesso pensava Plinio, JS'Jl. XXXIV, 29, il quale anzi credeva che, insieme alla statua del Coclite, fosse il primo monumento dedicato per pubblico decreto. Egli però ricorda l'opinione discordante dell'annalista Calpurnio Pisonk, secondo il quale la statua fu innalzata dalle compagne di Clelia. Da questi autori si apprende che la statua equestre non esisteva più alla loro età. Se pertanto Plut. Popi. 19 (cfr. Seneca, de cons. 1G) ne parla come di un monumento esistente, e naturale pensare, come è stato fatto varie volte, ad una posteriore restituzione di un monumento già scomparso. Tale statua era u in summa sacra via, Liv./.e., nel punto dal quale da un lato si andava al Comizio, Dion. Hal. I. c., dall'altro si saliva sul Palatino, Plut. Popi. 19, 9, nel vestibolo della reggia di Tarquinio Superbo di fronte al tempio di Giove Statore, v. Annius Fetialis apd Plin. I. c. Quest'ultimo autore affermava però che non era la statua di Clelia, bensì di Valeria; e questa versione è registrata anche da Plutarco, l. c., il quale rammenta inoltre varie forme della tradizione, fra le altre quella che Clelia venisse donata di un cavallo da Porsenna, ovvero che su un cavallo avesse attraversato il Tevere, e si discuteva so ciò insieme a loi avessero fatto anche lo compagne. Dionisio sa delle gesta di una Valeria figlia del Publicola, ma la nomina accanto a Clelia. Presso lui, come in Plutarco, v'ò il racconto delle insidie di Tarquinio a danno delle fanciulle che Porsenna restituiva ai Romani. Livio è infine il solo che faccia menzione dei giovanetti liberati da Clelia; clic Calpurnio Pisone, ad es., non li rammentasse, risulterebbe forse da ciò che egli la statua di Clelia non fa erigere dai giovanetti salvati, ma dalle compagne di costei. Del resto da una delle versioni riferite da Plutarco, confrontata con quella di Annio Feciale, apparirebbe l'esistenza di un racconto, secondo il quale la sola Clelia, ovvero la sola Valeria, avrebbe passato il fiume sul dorso di un cavallo; uua sola donzella sarebbe giunta a Roma.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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