Storia di Roma di Ettore Pais
BATTAGLIA DI ARICIA, IL VICO TL'SCO, LA GUERRA SABINA. 419
al Tevere. II magnanimo atto indusse Porsenna ad essere meno insistente nel pregare i nuovi alleati di riprendersi i Tarquinì. Restituì anzi loro quegli ostaggi che ancora gli restavano, e spinse la riconoscenza al punto di rendere ai Romani i " septeni pagi „ del territorio veiente. (l)
Alla guerra contro Porsenna tien dietro la lotta contro i Sabini, che negli annali non è chiara nelle cause e nei fini ed è oltremodo disordinata dal lato cronologico. In taluni annali, se solo nei più recenti non sappiamo, era fatta menzione dei Tarquinì, che avrebbero aizzato i vecchi nemici di Roma. Ma mentre gli autori che sono fonte a Livio con evidente anticipazione parlano in questi anni di una guerra anche contro gli Aurunci di Suessa Pomezia, guerra che ricompare daccapo dieci anni dopo, altri si soffermavano a discorrere solo delle varie battaglie e dei vari trionfi ottenuti sui Sabini ad Ereto, a Cures ed a Fidene, delle forze dei Camerini e del numero preciso dei morti e dei prigionieri. (3)
•(') Liv. II, 14 sq. Dion. Hal. V, 36, il quale in seguito, VII, 5 sq. racconta con grande ricchezza di particolari questa guerra aricina, ed è il solo a far menzione di Aristodemo Malakos.
(2) Livio, II, 16, sa della defeziono ili Pomezia e di Cora nel 505 a. C. a favore degli Aurunci. della presa e distruzione di Pomezia nell'anno seguente,
11, 17; nel 495 riparla di guerre contro Aricia, gli Aurunci, della defezione di Cora e di Pomezia, e della presa di questa, II, 22, 25. K evidente la duplicazione degli stessi fatti, e ciò risulta, oltre che da altri fatti che noteremo a suo luogo, dalla circostanza che tanto nel 505 quanto nel 495 si parla di trecento ostaggi di Cora e di Pomezia. II, 16, 9; 22,3. Dionisio, V, 37 sqq., che al solito mena le cose per le lunghe, tace di codesti ultimi avvenimenti, racconta minutamente le gesta di M. Valerio, fratello del Poblicola, e sa della casa che il popolo dona a lui sul Palatino, con il privilegio di poter aprire le porte sul di fuori, del che discorre anche Plutarco, Popi. 20, cfr. Asc. in Pisonian, 52, Plin. NH. XXXXI. 112. Egli parla delle defezioni dei Camerini e dei Fidenati, V, 40. I Camerini erano da lui stati già ricordati in occasione della venuta di Porsenna, V, 21, e di Camerini e Fidenati torna a discorrere negli anni successivi, V, 49, 51. In coteste guerre cadono 13,500 Sabini, sono fatti 4200 prigionieri, V, 42. Quest'ultimo numero, come è già stato osservato, v. Irne, roem. Geschichte, I!, p. 82, è quello di una intiera legione romana; 13.500 si ottengono sommando tre legioni di 4200 uomini ed aggiungendovi 900. ossia i 300 cavalieri di ciascheduna legione. In un'altra di queste guerre cadono dei Sabini circa 10,300, sono fatti prigionieri
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (442/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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