Storia di Roma di Ettore Pais
l'ambasciata romana ai) atene.
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452, recando seco le leggi antiche e quelle delle citta della Magna Grecia. Tuttavia non si procedette tosto alla codificazione. I patrici temevano le novità. Passò così un anno intero (453 a. C.) turbato da moti popolari e dall'insistenza dei tribuni, i quali riuscirono finalmente nel loro intento, essendo stati favoriti dalle circostanze. Uno dei due consoli designati per l'anno venturo, L. Menenio, era morto e il collega Appio Claudio, il feroce nemico della plebe, sperando di pescare nel torbido e di accrescere la sua autorità con le nuove istituzioni, favorì la plebe e fu lui che persuase i senatori ad accordare le chieste riforme (452 a. C.) (!) Dietro sua proposta venne pertanto stabilito che si creassero dieci magistrati di ordine senatorio, contro i quali non valesse la legge della provocazione od appello al popolo, che durassero un anno, che avessero l'impero e la podestà consolare. Si stabilì che, sino a che non fossero fatte ie nuove leggi, fossero abrogate le magistrature plebee; si convenne tuttavia di mantenere in vigore la legge Icilia sull'Aventino e le leggi sacrate. (-) I decemviri furono Appio Claudio, T. Genucio, i dueGrecia in generale) e la notizia dell'ambasciata inviata colà, v. Flor. I, 17, 24. Plin. ep. 24, 4, 1. Sil. Ital. XIII, 752. Deci, in Cat il. 20. Gkll. XA. XX, 1, 4. Cass. Diod. XXXXIV, 26. Arr. ars. taci. 33, 2. Auct. d. v. ili. 21, l. Eus. eliroìì. p. 105 ed. Sclioene. Pojip. de or. iur. (Dig. 1, 2, 2, 4) Ann. Marc. XVI, 5; XXII, 16, 22; cfr. Svmm. ep. Ili, 11. che accanto alla derivazione delle leggi romane da quelle di Solone, nota l'imitazione di quelle di Ligurgo. Skrv. ad Aen. VII, 695. Aco. d. c. d. 11, 16; III, 17. Oros. II, 3, 1, Isid. V, 1, 1. Zonar VII, 18. Lyd. d. mai/. I, 34, che dà il nome dei tre commissari e, I, 42, aggiunge la menzione di ima legge ~spi àowxiag portata da Corinto, cfr. I. 31 ove parla di leggi studiate ad Atene dai figli di Tarquinio ivi recatisi con Bruto.
(') Livio, III, 32, 6, più stringato del solito si limita a dire: 11 co intentus instabant tribuni, ut tandem scribendarutu legum initium fieret „ e poco prima aveva detto " domi motus orti „. Della morte di Menenio, del contegno di Claudio e delle trattative fra lui i tribuni ed i senatori parla invece Dionisio, X, 54 sq.
(5) Liv. Ili, 32, 7, fra l'altro dice admiscerenturne plebei, controversia ali-quamdin fuit; postremo concessum patribus, modo ne lex Icilia de Aventino aliaeque sacratae leges abrogarentnr „. Dionisio, X, 55, riporta le parole della legge fra le quali v'era che si abrogavano tutte le magistrature presenti eo)g àv ci liv.v. fixioai tijg àpyyj;. Cickronk, d. r. p. II, 36, 61, è brevissimo e a questo proposito dice solo: * inita ratiost, ut et consules et tribuni pi. magistratu se abdicarent atque ut Xviri maxima potestate sine provocatone crearentur, qui et summum iniperium haberent et leges scriherent f.
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (470/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
Magna Grecia Menenio Appio Claudio Icilia Aventino Appio Claudio Genucio Cat Dig Ann Solone Ligurgo Aen Isid Corinto Atene Tarquinio Bruto Livio Menenio Claudio Dionisio Liv Icilia Aventino Xviri Flor Plin Sil Ital Deci Gkll Cass Diod Auct Eus Marc Ili Skrv Oros Lyd Dionisio Cickronk
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