Storia di Roma di Ettore Pais

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      IL DECEMVIRATO. - LE Xll TAVOLE.
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      decemviri avrebbero conseguito di essere rieletti perii terzo anno; ma allora tanto Appio Claudio quanto le sue creature si sarebbero tolti la maschera. Alle dieci tavole da tutti lodate ne aggiunsero altre due che contenevano disposizioni inique, e fra questa una che impediva il matrimonio fra patrici e plebei. (') I decemviri macchinavano ogni genere di prepotenze. Abolita di fatto la costituzione, non convocato il senato, non dato alla plebe modo ili far sentire le sue lagnanze, il diritto veniva amministrato secondo il libito dei decemviri; inline Appio Claudio manifestò nel modo più sfacciato la sua vera indole tirannica e la bassezza dei suoi istinti. Le narrazioni antiche si soffermavano ampiamente a tratteggiare con vari colori l'audacia di lui e dei colleghi. (*)
      La tirannide sarebbe durata ancora chi sa quanto, se fatti esterni non avessero fornito l'occasione allo scoppio della rivoluzione. A Koma giunse notizia dei Sabini accampati ad Ereto, e gli Equi al solito comparvero sull'Algido e molestavano i Tusculani. Fu quindi necessario ricorrere al consiglio del senato ed al braccio della plebe. A stento si racimolò un certo numero di senatori; poiché i più, avviliti. s'erano allontanati dalla Città ed attendevano ai loro poderi. In una tempestosa seduta L. Valerio Rutilo e M. Orazio Barbato, l'uno nepotc del Publicola, l'altro discendente del console che aveva dedicato il Campidoglio, protestano con coraggio ed energia contro la tirannide di Appio Claudio e dei suoi colleglli ed a costoro rinfacciano la violazione della costituzione. Appio ed i colleghi vengono confrontati con Tarquinio, e questi, per far tacere i generosi oratori, non si mostra alieno dal ricorrere a nuove violenze ; minaccia Valerio e gli manda incontro il littore, perchè lo arresti. (s) Provalgano alla fine più miti consigli, soprattutto per opera di un Cor-
      (') Sulle «lue tavole inique aggiunte dopo e sulla legge che vietava i connubi fra patrici e plebei, v. Cic. d. r. />. II. 37, G3. Dion. Hal. X, 60; cfr. Liv. Ili, 34. 6, IV. 2 sq.
      (l) Iiiv. Ili, 36, Dion. Hal. X, 60; cfr. XI, 1 sq.. «love porge curiose consi-derazioui con le quali spiega la necessità delle sue fastiiliose lungaggini.
      (')Tutto ciò è narrato con grande copia di particolari da Dionisio, XI. 3-22; con diffusione minore,ma tuttavia con larghezza maggiore del solito, da Livio, 111,38-41.
      Pais, Storia di Roma. Voi. i. 29


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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