Storia di Roma di Ettore Pais
le varie versioni intorno a muoio scevola.
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gano le notizie intorno allo scettro, alla sedia canile ed alle altre insegne regie inviate a Porsenna, (') e anche quelle relative ad Arunte ed ai Tirreni del vico Tusco, che da padroni della vinta Città diventano poi gli alleati. Porsenna, come Mastarna, come i Tarquini, parrebbe infatti rappresentare l'invasione etnisca della fine del VI o del principio del secolo V, invasione che la leggenda di Mesenzio fissa invece ai tempi di Enea.
Checche sia di ciò, a noi basti constatare come la tradizione del tribuno plebeo P. Muoio e quella del patricio C. Mucio si distruggano a vicenda, e che rispetto a questo racconto non vi sia nulla di accertato dal lato della vera storia. Volgeremo piuttosto la nostra attenzione ad investigare quali circostanze abbiano dato vita alla creazione di codesto personaggio che passa arditamente il Tevere con il proposito di uccidere il nemico. Non lo sappiamo con certezza, tuttavia possiamo supporre che anche in questo caso, come nei miti dei Curiazì e degli Orazi, del Coclite e di Clelia vi sia un elemento topografico che si riferisca od ai limiti della Città ovvero ai confini dello stato. La tradizione dice che Mucio, coinè il Coclite, fu premiato con il dono di terreni posti appunto al di là del Tevere, e che erano noti sotto il nome di * piata Mucia „; d'altro canto sappiamo che nel territorio veiente v'era una località detta "arac Muciae „. (-) 11 territorio veiente, giungeva sino alla sponda destra del Tevere, dove erano i K septem pagi, ., che Porsenna avrebbe tolti e poi di nuovo restituiti ai Romani. (3) Gli antichi solevano collocare are nei punti che segnavano i confini fra i due stati, (4) ed è ovvio pensare
/. r , e si spiegava generalmente con il dono dei cibi che Porsenna, abbandonando la Città, avrebbe fatto ai Romani stremati dall'assedio e dalla fame. Rispetto a tale etimologia e più facile emettere ipotesi che dare dimostrazioni probabili.
(') Dion. Hal. V, 35.
(*) Plin. NII. II, 211.
(J) La ripa Veientana ai piedi del Gianicolo è testimoniata da parecchie inscrizioni (v. le indicazioni apd IIuklsen, X od linciato r, p. GO), e con ciò si spiega la leggenda riferita da VabRONE d. I. L. V, 30, intorno a Thebris re dei Veienti.
(*) 0 are, o colonne; colonne ad es. a Megara, are a Cirene. Il cultore dell'antichità classica sa che di simili esempi si potrebbe fare un lungo elenco.
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (510/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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