Storia di Roma di Ettore Pais
48Scap. iv. - dal Fi a cacciata dei ue etc.
in cui i magistrati plebei avevano soverchiata quella dei consoli, e la plebe aveva stravinto il patriciato. Ciò che si suppone avvenuto nel 491 è tanto più strano in quanto che Coriolano non aveva tentato di impedire come magistrato una decisione presa o da prendersi a favore della plebe, ma come senatore (ed è anche lecito domandarsi se potesse esserlo il giovane vincitore di Corioli) (l) aveva esposto la sua opinione nella Curia. Ora noi sappiamo che nei tempi più vetusti i tribuni della plebe non avevano accesso nel senato; ad essi era concesso di stare sulla porta a sentirne le discussioni. Che se anche tale concessione fosse loro fatta sino dal 493 a. C., ossia nell'anno stesso in cui sarebbe stato istituito il tribunato, non è ammissibile potessero chiamare in giudizio un senatore per render conto di ciò che aveva pronunciato ad un'assemblea della quale non facevano parte, nella curia alla quale ad essi era inibito l'ingresso. (*) La storia del processo di Coriolano, la proposta del tribuno Sicinio di farlo gettare dalla rupe Tarpeia, il modo della votazione contengono una lunga serie di impossibilità storiche e giuridiche. E la tradizione è in opposizione con se stessa ove suppone che Coriolano venisse giudicato nei comizi nei quali figurano le tribù, dacché secondo l'antica legislazione romana un cittadino non poteva essere condannato a morte che nei comizi centuriati, i quali, per l'età anteriore al III secolo, erano ordinati
(') L'incongruenza cronologica è evidente e di ciò pare porga rimedio la tradizione riferita pressoché incosciamente da Livio, II, 34. 10. dove a Coriolano nel 491 a. C. fa dire: " Tarquinium regem qui non tulerim, Sicinium feram „. Ma se Coriolano era già adulto all'età di Tarquinio prima del 510 a. C. non poteva nel 493 essere un giovane subalterno del console.
(l) Val. Max. II, 2. 7: * tribunis plebis intrare curiam non licebat, ante valvas autem positis snbselliis decreta patruin attentissima cura examinabant, ut si qua ex eis improbasseut, rata esse non sinerent cet. „ Ciò ci è detto per età relativamente recente, quando era già sviluppata la potenza del tribunato, dacché si aggiunge che contrassegnavano in quel tempo i senatusconsulti. Lo stesso Dionisio, VII, 21, racconta che Coriolano parlasse tanto forte da essere, a differenza dei suoi colleghi, udito dai plebei. Le assurdità contenute nel processo di Coriolano sono del resto minutamente rilevate nella egregia memoria del Mommsen, s. c. alla quale su ciò rimando.
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (521/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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