Storia di Roma di Ettore Pais

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      48Scap. iv. - dal Fi a cacciata dei ue etc.
      sfatte, (') tende ad infirmare il valore della ipotesi che i Fabi avessero le loro dimore nella regione posta fra Fidene e Veio, e ad ogni modo ci consiglia per lo meno a non prestar fede alle date assegnate a questo avvenimento. Ma non soltanto le date della battaglia; anche il racconto in se stesso è destituito di qualsiasi autorità. La versione che i Fabi fa morire mentre senza sospetto si recavano a Roma per compiere un sacrificio gentilicio, è la duplicazione di un noto aneddoto relativo alla invasione gallica, messo anche allora in rapporto con i Fabi. (•) Dionisio, o diremo meglio la sua fonte, giudicava assurdo che tutti e trecento e sei i Fabi, anziché alcuni di essi, si fossero contemporaneamente mossi dal campo per tale motivo; egli preferiva quindi l'altra versione, secondo cui i Fabi sarebbero stati colti in una insidia mentre attendevano a fare razzia di bestiame. (3) Ma anche questo racconto si ritrova nella guerra dell'anno seguente, in cui i Romani in tal modo colgono alla sprovvista i Veienti, (*) ed è manifesto che un solo elemento fu riferito in modi differenti. E questo elemento, che figura anche nelle posteriori e storiche guerre contro gli Etruschi, (&) fu, come già osservammo, anticipato e ripetuto a proposito di quella combattuta contro Porsenna. (c) Dionisio osservava come fosse addirittura incredibile che di trecento e sei Fabi nessuno avesse lasciato un figlio, e pur prestando fede nel fondo alla vecchia leggenda, reputava che la tradizione dovesse essere corretta almeno in questo punto. Secondo lui, il Fabio superstite apparteneva ad una delle tre famiglie di Marcio, di Quinto, di Cesonc, che per sette anni di seguito avevano ottenuto il consolato. Diodoro, che pur segue fonti annalistiche, espone una tradizione apparentemente meno lontana
      (') Stando a Licinio Macro apd Liv. IX, 38, 15, la Curia Pancia avrebbe dato per prima il voto nei comizi curiati ranno della battaglia del Cremerà e dell'Allia. Questo identico incidente, stando a Macro e ad altri annalisti, sarebbe avvenuto nel 310 e nell'anno della pace Caudina, 321 a. C.
      (') Cass. Hem. fr. 19 P. Liv. V, 4G, 2. V. oltre al cap. VI.
      (3) Dion. Hal. IX, 19 sqq.
      (*) Liv. II, 51, 5: " capti deinde eadem arte sunt qua ceperant Fabios „.
      C) Cfr. Liv. X, 4 ad a. 302 a. C.
      O Liv. II, 11.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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