Storia di Roma di Ettore Pais
genesi della leggenda dei fabl al cremerà.
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Megistia. (') Ma il punto più saliente del confronto sta in ciò che Leonida ed i suoi compagni deliberano di morire per il bene di tutti gli Spartani, anzi della Grecia, i Fabi si offrono in olocausto nell'interesse di tutti i concittadini. (*)
Il motivo per cui i Fabi decidono di sopportare da soli il peso della guerra veiente, va cercato, secondo la tradizione, nella pacificazione avvenuta fra questa gente patricia e la plebe romana. D'allora in poi, i Fabi sarebbero diventati popolari. Ma va fatto valere che anche dopo la ipotetica battaglia del Cremerà i Fabi non appariscono sempre amici del partito popolare. Dei decemviri il più autorevole, accanto ad Appio Claudio, è un Fabio, e costui è rappresentato come un uomo di mala fede verso la plebe. (3) Ciò mostra come accanto a versioni favorevoli ai Fabi ve ne fossero ostili. Molto più tardi si parla di un Fabio suocero di un Licinio, che favorisce l'agitazione tribunicia; o ciò avrebbe condotto alla approvazione delle leggi Licinie-Sestie, che accordarono ai plebei una delle due cariche di console ; (*) ma anche questa è leggenda. Se vorremo poi venire nel campo della realtà storica, constateremo che fu tut-t'altro che un demagogo quel Fabio, nemico del partito popolare guidato da Appio Cieco, il quale la turba forense inscrisse nelle tribù urbane, (&) Non sono infine esenti da gravi dubbi le altre notizie relative alle liberalità dei Fabi verso la plebe. (c) Nella leggenda dei Fabi caduti presso il fiume Cremerà, come in quasi tutte leC) Hkrodot. VII, 221.
C) Per ulteriori confronti sui particolari rimando alla mia memoria citata sui Fabi. Il punto di contatto fra la leggenda dei Fabi e quella di Leonida avevano già notato gli antichi, v. ad es. Sex. ep. XI, 3, 20. Un puro rapporto cronologico fra le guerre persiane e la battaglia del Cremerà vedeva anche la fonte di Gellio, XA. XVII, 21, 13.
(s) Liv. Ili, 41, 7; cfr. Dion. IIal. X, 58; XI, 5.
(4) Liv. VI, 34; v. oltre al cap. VI.
C) Liv. IX, 46.
(tì) Così un Fabio dava ai soldati la preda della ricca Anxur, Liv. IV, 59, ad a. 406 a. C.: * eaque primum benignitas imperatorum plebein patribus conci-liavit „. Così il console Fabio superstite alla battaglia del 480 a. C. (duplicazione di quello del Cremerà) si rende favorevole la plebe, fra l'altro, con il far curare dai patrici i soldati feriti, Liv. II, 47, 12. Anche nel 312 a. C. si parla della
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (542/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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