Storia di Roma di Ettore Pais

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      le xii tavole e l'opera di gneo flavio.
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      viro Appio Claudio. Non sorprende invece constatare come gli eruditi dell'età ciceroniana, che disponevano di maggior copia di notizie e di documenti, rimanessero in più di un caso perplessi davanti alle narrazioni degli annalisti, che avevano pur troppo ottenuto di diventare storia canonica e fossero incerti se Gneo Flavio (intorno alla cui edilità curule al tempo di Appio Claudio non avrebbe dovuto cader dubbio (304 a. C.)), fosse o 110 vissuto dopo la promulgazione delle leggi decemvirati, e talora asserissero che le formule delle azioni da lui composte erano ben presto sottratte alla conoscenza dei plebei. (l) Quest' ultima notizia, che non era accettata da tutti, e che realmente è in opposizione con le condizioni storiche e giuridiche della fine del secolo IV, sta invece in armonia con la tradizione che Gneo Flavio faceva anteriore al decemviro e contemporaneo al primo Appio Claudio. Ed è pure
      (') È infatti assai notevole che Cicerone, il quale altrove (de orat. I, 41, 186. prò Murena, li, 25) secondo la comune versione, afferma che il diritto civile fu pubblicato da G. Flavio, che primo espose nel foro le azioni ed i fasti, rispondendo ad Attico che dissentiva da questa opinione dica: * ille vero (Gn. Flavius) ante decemviros non fuit. quippe qui aedilis curulis fuerit, qui magi-stratus multis annis post decemviros institutus est. quid ergo profecit quod protulit fastos? occultatati! putant quodani tempore istalli tabulam. ut dies agendi pe-terentur a paucis; nec vero palici sunt auctores, Gn. Flavium scribam fastos protulisse actionesqne composuisse, ne me hoc vel potuis Africani — is e ni 111 loquitur — commentimi putes „. E poco dopo, notando un grave errore storico di altri, e scusandosi eventualmente del suo, dice: " naiu illud de Flavio et fiistis, si secus est, comniune erratimi est, et tu belle vj-ópyjoxg et nos publicam prope opinionem secuti sunms cet, „ ad Alt. VI, 1, 8; 18. Che esistesse una versione secondo cui i fasti sarebbero stati pubblicati da G11. Flavio prima del tempo della censura di Appio Claudio (312 a. C.), si ricava del resto dal passo di Cicerone, prò Murena, 11, 25, dove, dopo di aver parlato di tale pubblicazione dei fasti a danno dei patrici, aggiunge: " itaque irati illi, quod sunt veriti ne dierum ratione pervolgata et cognita sine sua opera agi lege posset, verba quaedam composuerunt, ut omnibus in rebus ipsi interessent, „ parole che si riferiscono alle azioni. Ma tali formule, secondo un'altra versione, nota anche a Cicerone, avrebbe composto Gn. Flavio, de orat, I, 41, 186: " espositis a Gn. Flavio primum actionibus. , ad Att. VI, 1, 8: * nec vero pauci sunt auctores Gii. Flaviuni scribam fastos protulisse actionesqne composuisse „; cfr. Liv. IX. 46, 5: "civile ius repositum in penetratibus pontificum evulgavit „; Pomp. 7: " liber qui actiones continet appellatur ius civile Flavianuni cet. ,


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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