Storia di Roma di Ettore Pais
genesi della tradizione sull'ambasciata ad atene. 624
siano ragioni per supporre elio una tale versione sia stata escogitata non prima del II secolo, e clic da principio non sia stata generalmente accolta. Essa dovette, forse, per 1111 poco lottare contro
25, 70, scritta nel SO a. C. Cicerone dice, è vero, che le leggi delle XII tavole erano superiori a quelle di Solone, ina solo rispetto al parricidiuin, sul che la legge romana era diversa ; cfr. anche Onos. V, 1G, 24, v. s. p. 59G, 11. 1. Del resto è una caratteristica del nostro autore sostenere a nome suo o dei suoi interlocutori le cose opposte, sia che parli dei prodigi e dei miracoli (si confr. il I e il II libro de divinatioìie), sia che parli di scrittori, ad es., di Kraclide Platonico d. u. d. I, 13, 34; cfr. de dirin. I, 23, 4G; de leg. III, G, 14. Che più? Lo stesso Cicerone, il quale nel primo libro delle Tusculaiie, I, I, 1 dichiara: ' menni semper iudicium fuit omnia uostros aut in venisse per se sapientius quam Oraecos aut accepta ab illis fecisse meliora.... rem vero publicam nostri maiores certe me-lioribus temperaverunt et institutis et legibus, „ nello stesso trattato, IV, 2, 4, accennando ai Pitagorici osserva: " multa etiam sunt in nostris institutis ducta ab illis, quae praetereo, ne ea, qnae repperisse ipsi putamili, aliunde didicisse videamur fl. Il secondo argomento non ha maggior peso e, come lo stesso lìoesch riconosce, 11011 è di un valore definitivo, tanto più che essendovi nel fatto qualche punto di contatto, o meglio qualche imprestito dalle leggi greche nella legislazione delle XII Tavole, è evidente e pressoché impossibile ammettere che di ciò non si fosse accorto Sesto Elio nel II secolo. E naturale invece pensare l'opposto da che le leggi di Solone in quell'età ed anche prima erano celebri in tutto il mondo civile. Il terzo argomento è infine privo di qualsiasi valore, perchè ammesso che Polibio nulla sapesse della sacra teoria romana inviata a Delfo dopo la presa di Veio (nel 394 a. C., v. Liv. V, 28; Diod. XIV, 93, sul che v. oltre al cap. seg.), è chiaro che non poteva ignorare quella che fu deciso spedire ad Epidaitro nel 293 a. C., Liv. X, 47, per portare a Roma il serpente di Escu-lapio. Polibio del resto, non accenna alla prima ambasceria romana ma alla prima legazione romana politica. Ecco tutto; e da quelle sue parole non è lecito ricavare che non si fosse ancora escogitata la leggenda dell'ambasceria del 454.
Pili importante è certo il silenzio di Cicerone rispetto a tale ambasceria nel trattato de republica. Da questo fatto parrebbe potersi sospettare che Polibio non ne sapesse nulla; e questo'indizio potrebbe anche confermare i sospetti sopra indicati rispetto a Sesto Elio Peto. Anche la esplicita dichiarazione di Polibio. III, 3, 3 v. oltre p. G09, 11. 1, intorno alle antiche istituzioni romane, potrebbe, credo, favorire questa opinione. Ma da quell'argomento ex sìlentio non si può in nessuna maniera giungere alla conseguenza che Cicerone nel SO 0 nel 55 a. C. ignorasse la versione dell'ambasceria del 454. Che nel 59 a. C. la conoscesse dopo tutto si può ricavare dal passo prò Fiacco, 2G, G2 dove di Atene dice unde humanitas, doctriua, religio, fruges, ima, leges ortae atque in omnis terras distributae putantnr „. Che Cicerone riferisca qui o no un pensiero isocratico non vuol dire nulla; il passo prova come egli avesse notizia dei vanti ateniesi v. s. p. 597, 11. 1.
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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
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Pagina (624/656)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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