Storia di Roma di Ettore Pais
59-1
caI'. iv. - dalla cacciata dei re etc.
le altre tradizioni, secondo cui le leggi romane sarebbero state opera del re Servio Tullio, il contemporaneo di Solone, ovvero di quel Tarquinio Prisco di origine corinzia, che, dalla città del padre suo Demarato avrebbe tolte quelle fra le leggi romane che ricordavano le simili di Corinto. (') È probabile che la versione dellain-
In breve, i vari passi di Cicerone possono far sorgere il sospetto che non tutti gli autori (v. i! trattato de republica l. c.) la legislazione decemvirale collegassero con la ambasceria ad Atene, ed è forse anche lecito pensare che Cicerone seguisse una tradizione diversa da quella di lui accolta nel de legibus. E questo fenomeno al caso è così costante in Cicerone che non ci sarebbe da meravigliarsene. Così in un luogo dice che Tarquinio il Superbo inartorizzava i cittadini, prò C. liabir. perd. 13, e altrove dice che 11011 uccise nessuno, l'hil. Ili, 10, una volta dice che Atto Nevio visse al tempo di Tulio Ostilio, altrove lo menziona a proposito di Tarquinio Prisco, v. s. p. 315, n. 5.
Ma anche questo ultimo indizio non è così valido come parrebbe dacché, dopo tutto, Cicerone, anche nel trattato de republica, al decemvirato assegna quella data tradizionale, che coincide con la fondazione di Tulio, il che, se sono giuste le osservazioni sopra fatte, proverebbe che anche dove seguiva una fonte diversa, ed assegnava al caso un'origine differente alla legislazione decem-virale, gli era presente quella data che la riconnetteva con la citta della Magna Grecia.
L'ipotesi poi del Bokscii che Valerio Anziate sia l'autore della favola della ambasceria, (ipotesi che risponde all'idea un poco esagerata che oggi si ha della attività creatrice di codesto annalista di fronte al materiale di cui già disponeva), va osservato che qualora avesse di sana pianta creato tale racconto non avrebbe nominato 1111 Sulpicio, 1111 Manlio e 1111 Postumio come ambasciatori, ina che in luogo di uno di codesti tre personaggi avrebbe ricordato un Valerio, così coma 1111 pseudo Valerio e messo a capo dell'ambasceria a Delfo del 394 a. C., Liv. V, 28, 2. Se invece di 1111 Valerio per il 454 si tace, ciò vuol dire che l'Anziate trovò già formulata la leggenda e le pretese di altre famiglie; ed il nome di queste famiglie, come ho fatto notare (v. s. p. 592, 11. 3) conduce piuttosto a supporre che la falsilicazione sia stata posteriore alle prime ambascerie politiche della Grecia, e che sia stata fatta fra il 22S e il 146 a. C.
In conclusione non si può con tutta certezza dimostrare che la leggenda dell'ambasciata fosse ignota a Polibio; ma è molto probabile che questa credenza sia sorta o al tempo di questo storico, o dopo l'età di lui, che al pari di altri la costituzione romana faceva oggetto di confronti con quella degli stati greci.
(') Mi paro che non occorrano molte parole per avvertire che non è per effetto di errore e di confusione che Lido, de mag. I, 31, parla dell'ambasceria inviata da Tarquinio il Superbo ad Atene per studiarvi le leggi e che altrove questi, 1,42, fa menzione della legge myl 'xsomx; dai Romani presa anticamente ad imprestilo «lai Corinzi. È ovvio confrontare queste notizie con il passo di Cice-
| |
Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen 1898
pagine 629 |
|
Pagina (625/656)
|
da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
Servio Tullio Solone Tarquinio Prisco Demarato Corinto Cicerone Atene Cicerone Cicerone Tarquinio Superbo Atto Nevio Tulio Ostilio Tarquinio Prisco Cicerone Tulio Magna Grecia Bokscii Valerio Anziate Sulpicio Manlio Postumio Valerio Valerio Delfo Liv Valerio Anziate Grecia Polibio Lido Tarquinio Superbo Atene Romani Corinzi Cice- Ili
|