Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAI'. IV. - DALLA CACCIATA DEI RE ETC.
      Rispetto all'invasione gallica, che era stata narrata da recenti scrittori greci, che era nota a tutto il mondo civile, ed era avvenuta in età molto vicina a quella in cui si cominciava a narrare la storia nazionale, la tradizione romana confessa la presa della Città per opera dei nemici. Essa nega invece la conquista sabina. Ammette bensì una invasione sabina al tempo di Tito Tazio, ma finge che venisse composta amichevolmente e non interrompesse il regno di Romolo, del fondatore dello stato. Dopo l'intervallo di circa due secoli e mezzo, ossia dopo la fondazione della Città, la tradizione nazionale ricorda una nuova serie di guerre felici contro codesta gente, clic dagli ultimi re sarebbe pure stata domata. La conquista dei Sabini è invece presupposta dal mitico regno del sabino Ninna come dall'arrivo del sabino Claudio con i suoi cinquemila clienti, a cui si dà tanta terra quanta basti a formare una tribù. In realtà codesti fatti diversamente raccontati non sono clic vari trasvesti-menti di quella invasione sabina, intorno alle cui cause ed alla cui indole dovremo discorrere nel corso di quest'opera. La data del 441) a. C. assegnata all'ultimo trionfo romano sui Sabini è tutt'altro che esatta dal lato cronologico. Ma se non proprio in quell'anno, certo verso la metà del V secolo, qualche decennio prima del 424 a. C., le stirpi sabine scendendo dai monti dell'altipiano centrale d'Italia, da un lato, verso il 438 a. C., si impadronivano della ferace pianura campana già occupata dagli Oschi e colonizzata dai Calcidesi, dall'altro conquistavano il Lazio. Gli uni e gli altri superavano le popolazioni etnische che abitavano Capua e Roina(') e con questimia gente autoctona sorta nel snolo romano dal concubito di Eracle e di una ninfa Tiberina, v. s. p. 229, altri li localizzavano nel Quirinale e li ìiconnette-vano con le stirpi venute dalla sabina Cures al tempo di Tito Tazio, v. la leggenda di Modio Fabidio in Dion. Hal. II, 48.
      (') Diod. XII, 31 ad a. 438 a. C. = 445 a. C. secondo il computo varroniano; cfr. Euseb. ed. Scimene, II, p. 106 sg. ad 01. 86, 1=436. Livio, IV, 37 (cfr. ih. 52; X, 38, 6) indica erroneamente questo fatto al 424 a. C.; sul che v. il cap. sg. Il fatto che Antioco di Siracusa, il quale faceva di già menzione di Siculo giunto da lloma, scriveva dopo la paco di Gela (424 a. C.), ma prima della seconda spedizione Ateniese del 415 a. C., porge il terminus post queui per il Lazio. Il ter-minus ante quem l'offre invece la spedizione tirrenica del 474 a. C. contro Cuma.


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Storia di Roma
Parte Prima
di Ettore Pais
Carlo Clausen
1898 pagine 629

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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