Storia di Roma di Ettore Pais

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      4 CAP. V. - DALLA CADUTA DEL DECEMVIRATO ETC.
      otto anni; fra i Volsci a proposito del doversi questa o no concludere nacquero invece discordie. (r) Ai Romani non era dato ad ogni modo fruire a lungo della pace, dacché nel 429 i Veienti, aiutati, cosi si diceva, da alcuni Fidenati, fecero nuove scorrerie nell'agro romano. Si venne alle mani e nel 427 si decretò dal popolo la guerra contro Yeio. I Romani condotti dai tribuni militari T. Quinzio, C. Furio e M. Postumio ebbero questa volta la peggio. Fu necessario ricorrere all'opera di Mamerco Emilio, creato dittatore per la terza volta, (426 a, C.), il quale si scelse per maestro della cavalleria Aulo Cornelio Cosso. I Veienti non sorretti apertamente dal concilio delle dodici città, bensì da volontari etruschi, erano baldi per la recente vittoria; ma Mamerco Emilio, i cui accorgimenti vennero favoriti da un'abile mossa strategica del suo legato T. Quinzio, sconfisse il nemico; gli accampamenti di costoro furono depredati e Fidene fu daccapo presa (426). (2) Si parlava da taluni annalisti di una battaglia navale combattuta in codesta occasione; ed alcuni antichi autori riferivano a quell'anno l'uccisione di Tolumnio per opera di Cornelio Cosso. (3) Ai Veienti venne dopo ciò accordata una tregua di venti anni, agli Equi di tre (425 a. C.); però due anni dopo (423 a. C.) si riparla di nuove guerre contro i Volsci e gli Equi e di uno scacco subito presso Verrugine dal console C. Sempronio Atratino, scacco che è reso meno dannoso dal valore di Sesto Tempanio, un decurione della cavalleria, il quale la sconfitta sa trasformare in lieta vittoria. (4) Gli Equi vengono daccapo vinti in una lieve scaramuccia dal
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      praesidio, victorem securi percussum tradunt, nec libet credere, et licet in variis opinionibus; et argumento est quod imperia Manliana non Postuiniana appellata sunt cet. „ ; cfr. Val. Max. II, 7, 6. Diodoro, XII, 64 ad a. 329 mostra sapere il fatto, ma lo riferisce come un'opinione discordante di alcuni. Fra costoro v'era la fonte di Gellio, XVII, 21, 17 (Cornelio Nepote ?)
      O Liv. IY, 30.
      O Liv. IV, 31 sqq.; cfr. Diod. XII, 80.
      (3) Liv. IV, 32, 4; 34, 6.
      (4) Livio, IV, 38, non dice il luogo in cui avveuue la battaglia (cfr. Dion. Hal. XII, fr. 6, 5), e fa invece il nome di Tempanio. La fonte di Valerio Massimo, III, 2, 8; VI, 5, 2, tace di Tempanio; il merito della rivincita attribuisce in generale alla cavalleria, e dice che la battaglia si combattè presso il castello di Verrugine.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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